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Alta Velocità: troppe fermate nel Cilento, insorgono 45 associazioni

Polemiche sull'alta velocità nel Cilento. Troppe fermate, alcune a distanza ravvicinata. Calabria penalizzata. Lettera a Mit e Trenitalia

A cura di Ernesto Rocco
Pubblicato il 17 Giugno 2020
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Frecciarossa

Alta velocità e polemiche. 45 associazioni tra enti, accademie, consorzi, pro loco, onlus, associazioni hanno indirizzato una missiva ai vertici del Ministero dei Trasporti ed a Trenitalia.
Oggetto della lettera è l’eccessivo inserimento di fermate sui treni Alta Velocità nel territorio del Cilento ed in quello lucano.
Queste “non solo diminuiscono l’appetibilità dei collegamenti, visto che si aumentano i tempi di percorrenza e lo stress dovuto alle fermate, ma riducono notevolmente i posti a disposizione dell’ utenza Calabrese già fortemente penalizzata di suo”, fanno sapere i promotori dell’iniziativa.

Alta velocità e polemiche

Nello specifico i firmatari della lettera evidenziano come siano state previste nella seconda coppia di Frecciarossa Torino – Reggio Calabria ben tre fermate nella zona del Cilento, di cui due molto vicine tra di loro (Vallo della Lucania e Agropoli Castellabate, a poco più di dieci minuti di distanza).

A queste si sono aggiunte lo scorso sabato anche quelle di Pisciotta – Palinuro e di Capaccio – Roccadaspide per il Frecciargento. E non solo: sono state richieste anche le fermate alta velocità a Battipaglia, Paestum e Centola-Palinuro-Marina di Camerota.

La situazione per le associazioni calabresi è ancora più grave alla luce della scelta di assegnare per il periodo estivo una fermata del Frecciargento (classificato come Frecciarossa) Sibari-Bolzano e viceversa presso la stazione di Maratea.

La Calabria penalizzata

Più fermate alta velocità equivarrebbe ad un disagio per l’utenza calabrese:

“Qualora ciò venisse confermato di tratterebbe di un vero e proprio torto nei confronti di tutti i cittadini Calabresi visto che la Regione Calabria ha dovuto stanziare per l’attivazione del servizio € 1. 450 000 + Iva. Trenitalia infatti riteneva che non ci fossero i numeri per sostenere un servizio a mercato”.

Alla luce di ciò:

“Appare alquanto paradossale, per non dire ingiusto, che un treno finanziato con i soldi dei calabresi tralasci importanti e popolose zone della regione ma si fermi dopo pochi minuti dall’ultima fermata in una stazione che non solo non ha le caratteristiche infrastrutturali che non può contare neanche su un’utenza elevata.

Ciò è testimoniato dal fatto che gli Intercity fermano alternativamente o a Praja-Ajeta-Tortora o a Maratea.

Anche se la Regione Basilicata volesse contribuire economicamente a sostenere il servizio alta velocità tale scelta si rivelerebbe penalizzante per l’utenza calabrese visto che questo treno serve zone disagiate come che non hanno altri collegamenti come la sibaritide”.

“No a guerre tra territori ma situazione insostenibile”

“Il nostro modus operandi si è sempre contraddistinto per lo stile costruttivo e altamente collaborativo, le nostre proposte infatti non si sono basate su logiche campanilistiche ma su numeri e dati di fatto [..] fin dall’ inizio abbiamo inteso sottolineare, cosa che facciamo anche oggi, che non è nostra intenzione creare guerre tra territori o alimentare polemiche ma adesso non possiamo più tacere!”,

Eccessive fermate dell’alta velocità, insomma, rappresentano un problema più che un vantaggio e la Calabria si sente penalizzata.

Le associazioni lo dicono chiaramente nella missiva:

“Da tempo c’è un vero e proprio accanimento dei confronti dei pochi collegamenti diretti in Calabria. Non è sovraccaricando di fermate i pochi treni diretti in Calabria che si possa risolvere il problema dell’isolamento del Sud, per cui sarebbe necessario che la Campania e la Basilicata si dotassero di collegamenti propri dedicati in maniera tale da poter servire le singole zone, prolungando alcune corse da Salerno a Sapri/Maratea”.

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