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Novi Velia: un progetto per valorizzare il proprio patrimonio storico

Si punta a valorizzare la forte tradizione riconducibile al monachesimo italo-greco

A cura di Emma Mutalipassi
Pubblicato il 26 Gennaio 2019
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Panorama Novi Velia

L’Assessorato al Turismo della Regione Campania, con i progetti finanziati dal MIBAC, ha messo in atto una misura per far fronte all’esigenza di promozione turistica, volano di sviluppo anche delle aree più interne. “I luoghi del silenzio. Itinerari del monachesimo italo-greco in Campania, Basilicata e Calabria”. Questo il progetto al quale ha aderito anche il Comune di Novi Velia, per tutelare e valorizzare, nonché divulgare il proprio patrimonio come comunità grecofona e luogo detentore di una forte tradizione riconducibile al fenomeno del monachesimo italo-greco.

Il centro avrebbe vissuto di riflesso delle alterne vicende storiche di Velia, l’antica “Elea”. Vi è comunque questo legame indissolubile di Novi con l’antica città, con i Greci e con la Montagna (Monte “Sacro” o “Gelbison”). Basti pensare che la porta più antica di Novi, chiamata “Porta Greca” è del IV sec. a. C. e immette sulla via a sua volta chiamata “Via Greci”. La riprova della presenza dei Greci nel luogo è data dal ritrovamento, a seguito di un casuale scavo effettuato nel 1960 sulla cima ubicata a nord rispetto a quella ove sorge il santuario Mariano, di una statuetta fittile “Tanagra”, di un serpentello di bronzo e di alcuni cocci di lampada databili al III sec. a. C.; oggetti, tutti, presumibilmente, provenienti da un santuario dedicato alla Dea Era, Dea della fertilità o fecondità. E’ lecito supporre che sulla cima del monte “Sacro” o “Gelbison”, ove attualmente vi è il santuario Mariano più alto d’Italia, o nelle immediate vicinanze, vi fosse un tempio pagano dedicato alla Dea Era.

L’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Adriano De Vita, intende potenziare l’offerta turistica aderendo a questa rete interregionale, proponendo un’offerta che includa, oltre al patrimonio ambientalistico e monumentale, anche lo sviluppo dei servizi ricettivi e delle aziende agroalimentari. Un’azione che creerebbe una crescita a catena dove nessun aspetto verrebbe tralasciato, favorendo una cooperazione legata si alla tradizione autoctona, ma aperta a scambi culturali.

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