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Vallo di Diano, la denuncia del Codacons: dati su inquinamento non divulgabili

La denuncia

A cura di Redazione Infocilento
Pubblicato il 23 Dicembre 2018
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Vallo di Diano

I dati raccolti dall’elicottero con il “pendaglio” che si aggirava nei cieli del Vallo di Diano nell’estate del 2014 non si possono divulgare. Infatti, i risultati (non completi) a noi inviati dall’ARPAC ricadono sotto la dicitura “documenti riservati” di cui “è vietata la diffusione o la copia dei contenuti, anche in modo parziale senza autorizzazione”. A denunciarlo Roberto De Luca, responsabile Codacons Vallo di Diano attraverso una nota di seguito pubblicata:

Antefatto
Nel 2014 un elicottero con una sonda munita di camera fotogrammetrica (per determinare metricamente la forma e la posizione degli oggetti al suolo), termocamera a infrarossi (per evidenziare eventuali anomalie termiche), di magnetometro (per individuare eventuale presenza di metalli nel sottosuolo) e di rilevatore di raggi gamma (per individuare eventuali fonti radiattive) ha fatto visita al Vallo di Diano. La campagna di raccolta dati è stata denominata sinteticamente MIAPI (Monitoraggio ed Individuazione della Aree Potenzialmente Inquinate). A distanza di quattro anni dai rilievi effettuati apprendevamo, da un’intervista a un’emittente locale rilasciata dall’attivista del M5S Giuseppe di Giuseppe , che questi dati non erano stati ancora resi noti.
Per venire a conoscenza, limitatamente al nostro territorio, dei risultati del monitoraggio, il 23 settembre scorso abbiamo fatto richiesta, come sede locale del Vallo di Diano, di avere queste informazioni al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Il 23 ottobre, pertanto, esattamente a 30 giorni dalla nostra richiesta,  la Direzione generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero ci scriveva: «La Direzione generale per la salvaguardia del territorio e delle acque… non detiene i risultati dei rilievi effettuati nell’ambito del Progetto MIAPI….
I dati in questione sono transitati attraverso il CED del Geoportale Nazionale solo per consentire al Direttore Esecutivo del Contratto di verificare che le attività fossero rese in coerenza con il disciplinare di gara e trasferire i dati al Comando Carabinieri Tutela Ambiente ed alle ARPA Regionali, che, pertanto, sono gli effettivi destinatari/detentori degli stessi».
La nostra associazione, senza perdersi d’animo, inoltrava richiesta di accesso agli atti, il 28 ottobre 2018 alle Istituzioni indicate nella missiva quali detentrici dei dati. Nel nostro comunicato di pari data promettevamo di tenere al corrente l’opinione pubblica, tramite la stampa libera che segue questa vicenda, circa lo sviluppo della questione.
Nuovi sviluppi
In data 22 dicembre 2018, quasi due mesi dopo l’invio della nostra PEC, riceviamo risposta dall’ARPAC che invia, tramite PEC, dei file che sono “documenti riservati” di cui “è vietata la diffusione o la copia dei contenuti, anche in modo parziale senza autorizzazione”.
Pur tuttavia, abbiamo notato che la documentazione a noi spedita non è completa, perché, a differenza di quanto indicato nella nostra missiva del 23 ottobre 2018, in cui si formulava opportunamente la richiesta limitatamente ai quindici Comuni del comprensorio del Vallo di Diano, a noi pervenivano dati solo per sei Comuni, con totale mancato inoltro dei dati rilevati per gli altri nove Comuni del comprensorio.
Non abbiamo potuto allora fare altro che inviare, in data 23-12-2018, all’ARPAC, al Ministero dell’Ambiente e al Comando Carabinieri Tutela Ambiente quanto segue:
i) nuova richiesta di accesso agli atti;
ii) richiesta di ulteriori misure da effettuarsi a terra;
iii) richiesta “di autorizzazione alla divulgazione alla stampa libera dei dati di pubblica utilità e di vitale importanza per la salute del cittadino”.
Abbiamo inoltrato tutta la nostra corrispondenza, tradotta in Inglese, a Bruxell (Environment Directorate-General of the European Commission). Restiamo in fiduciosa attesa.

Concludiamo con un appello ai Sindaci del Vallo di Diano di effettuare, così come noi abbiamo fatto, una richiesta dei dati in possesso dell’ARPAC e di valutare se siano necessari ulteriori controlli, rispetto a quanto rilevato dal geo-radar nell’estate del 2014. Dopotutto sono trascorsi “solo” quattro anni.

Prof. Roberto De Luca
Responsabile sede Codacons del Vallo di Diano

TAG:vallo di diano
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