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Il Marsili fa paura: presentata interrogazione parlamentare

"Un maremoto potrebbe avere effetti devastanti"

A cura di Redazione Infocilento
Pubblicato il 22 Ottobre 2018
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Il Senatore di Fratelli d’Italia, Antonio Iannone, punta l’attenzione sul Marsili. “Ho rivolto un’interrogazione al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e ai Ministri, Matteo Salvini e Sergio Costa, per sapere se il Governo Italiano è impegnato a prevenire i rischi di un maremoto che potrebbe avere effetti devastanti sulle coste del Tirreno Meridionale, in particolare per il Golfo di Salerno, il Golfo di Policastro, le Coste della Calabria Tirrenica e le Coste della Sicilia Settentrionale – spiega – La presenza del più grande vulcano d’Europa sommerso proprio nelle acque del Tirreno rappresenta una minaccia forte che incombe sulle popolazioni. Non è possibile attendere gli eventi dormendo sogni tranquilli con un mostro che potrebbe generare morte e distruzione in qualsiasi momento. La mia interrogazione è stata depositata già l’11 Settembre 2018 ma attende ancora risposta”.

Ecco il testo dell’interrogazione:

Atto n. 4-00522

Pubblicato il 11 settembre 2018, nella seduta n. 34

IANNONE – Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell’interno e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
-Premesso che:
il Marsili è un vulcano sottomarino localizzato nel Tirreno meridionale ed è il più esteso vulcano d’Europa con i suoi 70 chilometri di lunghezza e 30 chilometri di larghezza;
il Marsili è stato indicato come potenzialmente pericoloso, perché potrebbe innescare un maremoto che interesserebbe le coste di Campania, Calabria e Sicilia;
questo vulcano è stato scoperto negli anni ’20 del XX secolo e battezzato in onore dello scienziato Luigi Ferdinando Marsili;
è stato studiato a partire dal 2005 nell’ambito di progetti strategici del CNR che ha stabilito che il monte si eleva per circa 3.000 metri dal fondo marino, raggiungendo con la sommità la quota di circa 450 metri al di sotto della superficie del mar Tirreno;
i fenomeni vulcanici sul monte Marsili sono tuttora attivi e sui fianchi si stanno sviluppando numerosi vulcanici satellitari e sono state rilevate tracce di collassi di materiali, i quali potrebbero già aver causato maremoti nelle regioni costiere tirreniche dell’Italia meridionale;
assieme al Magnaghi, al Vavilov e al Palinuro, il Marsili è inserito tra i vulcani sottomarini pericolosi del mar Tirreno, perché mostra il rischio di un esteso collasso in un unico evento di un crinale del monte;
nel febbraio 2010 la nave Urania del CNR ha rilevato rischi di crolli potenzialmente pericolosi, che testimoniano una notevole instabilità: una regione significativamente grande della sommità del Marsili risulta costituita da rocce di bassa densità, fortemente indebolite da fenomeni di alterazione idrotermale;
queste caratteristiche farebbero prevedere un evento di collasso di grandi dimensioni tanto che il sismologo Enzo Boschi, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), fu portato ad affermare: “la nostra ultima ricerca mostra che il vulcano non è strutturalmente solido, le sue pareti sono fragili, la camera magmatica è di dimensioni considerevoli. Tutto ciò ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe entrare in eruzione in qualsiasi momento. Il movimento delle pareti muoverebbe milioni di metri cubi di materiale, che sarebbe capace di generare un’onda di grande potenza. Il rischio è reale e di difficile valutazione. Quello che serve è un sistema continuo di monitoraggio, per garantire attendibilità”;
nel marzo 2010 il giornalista Giovanni Caprara sul “Corriere della Sera” scriveva: “la caduta rapida di una notevole massa di materiale scatenerebbe un potente tsunami che investirebbe le coste della Campania, della Calabria e della Sicilia provocando disastri”,
si chiede di sapere:
se il rischio potenziale che corrono le popolazioni delle coste del golfo di Salerno, del golfo di Policastro, della Calabria tirrenica e della Sicilia settentrionale sia all’attenzione del Governo e con quali iniziative di protezione civile;
se il Governo ritenga necessario attivare, tramite le prefetture competenti e gli enti locali, ogni iniziativa finalizzata a scongiurare la sciagura di un maremoto, che potrebbe generarsi da un forte evento sismico e da una rilevante frana sottomarina;
se ritenga utile realizzare campagne informative sui territori, dotare il litorale di boe ondametriche, che possano lanciare tempestivamente l’allarme, e dotarsi di piani di evacuazione nei punti di costa più esposti.

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