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Processo occupazione ferrovia per Ospedale di Agropoli: reati prescritti

Erano ancora sotto processo per la manifestazione del dicembre 2006. Umberto Domini, Liberato Borrelli, Gerardo Tafuri, Elvira Lo Bascio Milano e Rosanna Marzocchi si sono dovuti difendere in Tribunale quali promotori della manifestazione che rivendicava il diritto alla salute del territorio.

A cura di Ernesto Rocco
Pubblicato il 20 Dicembre 2015
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Erano ancora sotto processo per la manifestazione del dicembre 2006. Umberto Domini, Liberato Borrelli, Gerardo Tafuri, Elvira Lo Bascio Milano e Rosanna Marzocchi si sono dovuti difendere in Tribunale quali promotori della manifestazione che rivendicava il diritto alla salute del territorio.

AGROPOLI. È finito soltanto adesso, grazie alla prescrizione – a quasi dieci anni di distanza da quel 5 dicembre 2006 – il processo ai cinque Agropolesi accusati di interruzione di pubblico servizio per l’occupazione della stazione ferroviaria di Agropoli. Si: quasi dieci anni da quando circa 2mila cittadini scesero in piazza per rivendicare il diritto alla salute del territorio, con duecento di quelli che si portarono – per alcuni minuti – sui binari della stazione ferroviaria, chiedendo di salvare l’Ospedale cittadino. L’azione funzionò, perché, almeno per qualche anno, il pronto soccorso rimase operativo.

Ma i cinque individuati dalle Forze dell’Ordine come i promotori dell’iniziativa – Umberto Domini, Liberato Borrelli, Gerardo Tafuri, Elvira Lo Bascio Milano e Rosanna Marzocchi – hanno dovuto affrontare un processo, che si è trascinato fino allo scorso 18 dicembre. Quando il Tribunale di Vallo della Lucania ha, finalmente, dichiarato estinto il reato per intervenuta prescrizione.

«Un ringraziamento particolare – sottolinea Umberto Domini, della Cgil di Agropoli – va agli avvocati Enzo Migliorino, Antonello Cammarano e Alberto Surmonte i quali, dal primo momento, hanno accettato con grande spontaneità e passione la difesa di noi che abbiamo affrontato questo processo, ricompensati solo dalla gratitudine nostra e dell’organizzazione sindacale. L’unico rammarico è di non aver ricevuto nessun cenno di solidarietà, in tutti questi anni, dall’amministrazione comunale, la quale, così facendo, avrebbe potuto stimolare ed incoraggiare i cittadini a proseguire con più vigore la vertenza ospedaliera, salvando il presidio oggi purtroppo chiuso».

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