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Capaccio, ex sindaco Voza e dirigenti comunali prosciolti dalle accuse di danno erariale

Erano stati citati per un presunto danno erariale relativo ai canoni di locazione dell'immobile del Ristorante Nettuno

A cura di Paola Desiderio
Pubblicato il 16 Ottobre 2019
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CAPACCIO PAESTUM. La Corte dei Conti della Campania ha prosciolto l’ex sindaco Italo Voza, dall’accusa di avere cagionato un danno erariale al Comune. Voza era stato citato in giudizio insieme ai dirigenti comunali Carmine Greco e Vincenzo Criscuolo e all’amministratore dell’Ente morale per le antichità e i monumenti della Provincia di Salerno Carlo Samaritani, anche loro prosciolti. Citato in giudizio anche il dirigente Mario Barlotti, che non si è costituito in giudizio, ma la sentenza solleva anche lui da qualsiasi responsabilità.

La sentenza si riferisce alla vicenda dei canoni di locazione del Ristorante Nettuno, gestito da una società che fa capo alla moglie del sindaco.

Italo Voza, nel dicembre del 2017, fu citato in giudizio in quanto, secondo la Procura generale presso la Corte dei Conti, in qualità di sindaco in carica, non aveva esercitato il suo potere, così come i tre dirigenti, nei rispettivi ruoli, non avevano fatto quanto necessario per chiarire la situazione della proprietà del complesso immobiliare, per cui i canoni di affitto venivano percepiti, indebitamente, dall’Ente morale, anziché dal Comune di Capaccio.

La Procura presso la Corte dei Conti della Campania citò in giudizio Carlo Samaritani, Italo Voza, Carmine Greco, Vincenzo Criscuolo e Mario Barlotti, chiedendone la condanna, in favore del Comune di Capaccio, al pagamento di 107.942,40 euro  “in ragione della indebita appropriazione, da parte di Carlo Samaritani, dei canoni di locazione di un immobile di proprietà del Comune”, il ristorante Nettuno, ma gestito, di fatto, dall’ente morale.

Per la procura, quindi, il canone mensile di 1000 euro, avrebbe dovuto essere riscosso dal Comune e non da Carlo Samaritani. Quest’ultimo citato perché introitava sul proprio conto personale i canoni mensili.

Ma un’altra sentenza della Corte dei Conti dell’ottobre 2017, aveva già chiarito che la proprietà dell’immobile era dell’Ente e non del Comune. Aspetto sulla base del quale il sindaco Italo Voza e i dirigenti comunali sono stati prosciolti con sentenza del 14 ottobre 2019.

L’amministratore Carlo Samaritani, è stato prosciolto in quanto i soldi del canone venivano versati sul suo conto personale (cosa che avveniva già con i precedenti amministratori) per l’impossibilità di aprire un conto intestato all’Ente, non avendo titolo formale di legale rappresentante dell’ente. Attraverso il registro di contabilità del’Ente, Samaritani non solo ha dimostrato di avere utilizzato quelle somme per le finalità previste, perseguendo l’interesse dell’ente, ma anche di non avere mai trattenuto soldi per sé stesso, esercitando quindi il suo incarico a titolo gratuito.

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