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Il matrimonio al tempo dei nostri nonni

A cura di Cinzia Sapienza Pubblicato il 31 Dicembre 2015
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Il matrimonio, una volta, avveniva dopo un lungo periodo di fidanzamento durante il quale i due promessi sposi potevano incontrarsi soltanto il sabato, ma sempre tassativamente alla presenza di qualche congiunto: mai ci si poteva incontrare da soli.

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L’uomo corteggiava per lungo tempo la donna con serenate, e solo dopo che il legame era diventato sicuro e protratto nel tempo, avveniva il fidanzamento ufficiale. Quindi, la domenica delle Palme, il fidanzato e i suoi familiari si recavano a casa della futura sposa per regalarle una palma intrecciata, decorata con confetti, e a forma di cuore. Questa era inoltre ornata con della carta velina e il suo lavoro veniva pazientemente portato a termine da figure specializzate in queste preparazioni. Alcune delle donne che si dedicavano a queste creazioni, realizzavano veri e propri capolavori. La festa del matrimonio, pertanto, si svolgeva all’interno delle case, con parenti ed amici intimi. Agli invitati si offrivano dolci e liquori fatti in casa, freselline, mostaccioli; mentre il pranzo nuziale era preparato con cura da persone esperte, ed era prevalentemente a base di pasta, che si soleva importare dalla Sicilia tramite amici, e carne di “castrato” con patate arrostite, il tutto rigorosamente accompagnato da tanto vino. L’abito nuziale era cucito in casa con delle stoffe che di solito lontani parenti in America avevano regalato per l’occasione. Infine, il viaggio di nozze era un lusso per pochi fortunati, che al massimo si recavano a Roma, mentre agli altri toccava di uscire solo dopo una settimana dalle nozze, e accompagnati in chiesa dai padrini, figure che allora si tenevano in grande considerazione.

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