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Covid: studi dimostrano che la pandemia ha creato problemi di insonnia

A cura di Redazione Infocilento
Pubblicato il 17 Settembre 2021
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Un tempo riuscivamo ad andare a letto, chiudere gli occhi e addormentarci, liberi dalle preoccupazioni di contrarre il Covid-19, di possedere il green pass o di fare il tampone. Non dovevamo preventivare la possibilità di trovare i propri figli in DAD da un giorno all’altro, né dovevamo pensare ad acquistare un nuovo set di mascherine per poter uscire di casa ogni giorno per andare a lavorare.

La privazione del sonno è diventata uno dei tanti effetti collaterali della pandemia. È stato coniato anche un nuovo termine: “coronasomnia”, il tipo di insonnia nato in questo periodo. Le “normali” problematiche di un tempo si sono moltiplicate per tutti e molti di noi non hanno altra scelta che affrontare la giornata dopo nottate quasi in bianco. E non importa quanto siamo stanchi, dobbiamo farlo. Solo che tutto questo ci sta lentamente logorando.

Quando la pandemia ha colpito, i tassi di insonnia sono aumentati in tutto il mondo, dallo stress della vita durante la crisi sanitaria pubblica internazionale ai cambiamenti nella vita quotidiana causati dai vari lockdown. E nonostante la campagna vaccinale, le varianti continuano a insinuarsi nelle nostre menti e la paura di ammalarsi, di perdere il lavoro o, peggio, una persona cara, non ci fanno riposare come necessario.

Alcune persone si stanno abituando a dormire a intervalli, svegliandosi con ansia nel mezzo della notte; è così che la vita è ora.

Perché è così importante tornare a dormire bene?

Il sonno è un bisogno umano fondamentale, proprio come il cibo o l’ossigeno, e la maggior parte degli adulti ha bisogno di circa sette ore a notte. Se dormiamo male per una o due notti, potremmo notare problemi come difficoltà nelle decisioni, non sentirsi mentalmente acuti e diventare meno tolleranti. La mancanza di sonno infatti ci rende più difficile lavorare con altre persone.

Questi effetti a breve termine sono reversibili, basta dormire bene per una nottata. Ma quando le persone iniziano a dormire meno di sette ore su base regolare, si ha un rischio maggiore di soffrire di problemi metabolici come il diabete di tipo 2, nonché problemi di salute mentale come la depressione. E quando scendono sotto le sei ore per un lungo periodo di tempo, si possono verificare problemi cardiovascolari e persino un aumento del rischio di mortalità.

Dall’inizio della pandemia, sembra che il 40% della popolazione abbia problemi a dormire ed è aumentata esponenzialmente la domanda di integratori e farmaci per favorire il sonno. Purtroppo, secondo gli esperti. questi disturbi potrebbero persistere nel tempo e portare a insonnia cronica.

Ironicamente, l’insonnia potrebbe portarci a essere più vulnerabili nei confronti del Covid-19, visto che dormire poco ha un influsso negativo sulle difese immunitarie. Come riuscire quindi a superare tutto questo?

Come tornare a dormire bene

In passato i consigli più comuni per chi voleva superare l’insonnia erano 1) avere una solita routine prima di andare a dormire 2) evitare le luci dei dispositivi 3) assicurarsi di dormire sul miglior materasso per le proprie esigenze. Rimangono ancora oggi degli ottimi consigli, ma per la coronasomnia purtroppo non bastano.

Per aiutare le persone a dormire, dobbiamo migliorare la loro vita da svegli. Prima di tutto è necessario non ignorare il problema. Molte persone tendono a sottovalutare la mancanza di sonno e impugnano il loro telefono alle 3 del mattino sfogliando i social network per passare il tempo. La mattina aumentano i caffè e la giornata va avanti, in un modo o un altro. E questo non va assolutamente bene.

In questi casi potrebbe essere particolarmente efficace una forma di terapia cognitivo comportamentale, che aiuta le persone a identificare pensieri o sentimenti legati all’insonnia e a disturbi come gli attacchi di panico.

Anche orari di lavoro più brevi potrebbero aiutare. In uno studio svedese, la riduzione della settimana lavorativa da 39 ore a 30 ore ha portato a una riduzione dei problemi del sonno e dei problemi cardiaci e respiratori.

Si possono anche fare altre cose a casa per cercare di affrontare il problema. La prima su tutte, limitare il numero di notiziari ed evitare le pagine sui social network che bombardano parlando costantemente di numeri di malati e decessi. Questo aggiornamento costante non è costruttivo e, soprattutto, è capace di creare stati ansiosi di giorno che si ripercuotono la notte.

Anche l’uso di integratori come la melatonina possono essere di aiuto. La melatonina è un ormone che svolge un ruolo importante nel sonno ed è collegata all’ora del giorno, cioè aumenta quando è buio e diminuisce quando c’è luce. Alcuni studi suggeriscono che gli integratori di melatonina promuovono il sonno e sono sicuri per l’uso a breve termine e possono essere utilizzati sia per trattare i problemi ad addormentarsi sia i disturbi del ritmo circadiano sonno-veglia.

Infine è importante ricordare che ci troviamo tutti in circostanze tutt’altro che ordinarie, e siamo in un periodo storico mai sperimentato prima. Quindi non bisogna spaventarsi ai primi segni di ansia e insonnia, ma è necessario non rimanere spettatori e cercare di migliorare la nostra quotidianità nei limiti del possibile.

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