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“S.Av.E.L.ove CuriAmo la relazione”: ecco il progetto che rigenera i legami tra carcere e genitorialità

Contrastare la dispersione e l’abbandono scolastico, rafforzare le competenze genitoriali e tutelare i diritti ed i legami affettivi dei minori con genitori detenuti

A cura di Federica Inverso Pubblicato il 13 Novembre 2024
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Contrastare la dispersione e l’abbandono scolastico, rafforzare le competenze genitoriali e tutelare i diritti ed i legami affettivi dei minori con genitori detenuti. Sono queste le priorità del progetto “S.Av.E.L.ove CuriAmo la relazione”, presentato questa mattina a Salerno, promosso dalla Fondazione Comunità Salerno e redatto con l’Arcidiocesi di Salerno Campagna Acerno insieme a una rete di altri 19 partner. L’obiettivo è quello di promuovere percorsi di crescita sociale ed educativa per i minori che, a causa della detenzione di uno o entrambi i genitori, vivono in condizioni di “genitorialità sospesa”.

InfoCilento - Canale 79

Il progetto

Il progetto è stato selezionato dall’Impresa Sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Un’iniziativa messa in campo in sinergia con gli istituti penitenziari di Salerno (Casa Circondariale “A. Caputo” di Fuorni), Avellino (Casa Circondariale “A. Graziano” di Bellizzi), Eboli (Istituto a Custodia Attenuata per il Trattamento delle Tossicodipendenze e/o Alcol dipendenze) e Lauro (Istituto a Custodia Attenuata per detenute Madri). Sono circa 500 i minori presi in carico attraverso il personale dell’area educativa interna e grazie ai partner presenti nei territori delle due province coinvolte. Si interverrà per contrastare la dispersione e l’abbandono scolastico; per sviluppare le competenze di base e le competenze non cognitive dei minori; per l’orientamento scolastico e formativo; per la presa in carico dei figli di detenuti; nel rafforzamento delle competenze genitoriali e nell’attivazione di nuovi spazi per minori o di luoghi educativi. Il progetto proporrà azioni innovative a tutela del diritto all’affettività della diade genitore-figlio.

Le finalità

Si punterà a costruire una comunità educante in grado di generare effetti positivi sul minore, sul suo sviluppo cognitivo, sulla salute, sugli equilibri emotivi e relazionali, sul conseguimento di obiettivi e traguardi nelle diverse dimensioni di vita: ambito scolastico, tempo libero, cultura, sport. Centrale sarà la loro presa in carico, personalizzata, con la promozione di processi di crescita e di integrazione sociale, garantendo la continuità o la ripresa del legame affettivo con il genitore che vive la condizione detentiva.

Innovativo sarà il cambio di prospettiva nell’accoglienza in carcere pensata affinché sia a misura di bambino, stemperi la durezza dell’attesa e della perquisizione e agisca sulla distanza affettiva nel colloquio. Si è già al lavoro per trasformare le aule colloquio delle carceri in aule di arte dedicate a genitori detenuti e figli. La voce del genitore continuerà a nutrire tale relazione attraverso la registrazione di fiabe, che il figlio potrà ascoltare in sua assenza al fine di mantenere vivo il rapporto, e la creazione di un albo illustrato che di queste storie ne racconterà l’essenza lasciando al segno grafico il compito di parlare a grandi e piccini.

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