Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) ha preso una posizione netta riguardo alla situazione del parco giochi comunale di Montano Antilia. La struttura, da tempo al centro delle segnalazioni dell’attivista Christian D’Urso, rimane inaccessibile alle persone con disabilità, nonostante le interlocuzioni avvenute tra l’amministrazione locale e la Prefettura.
Secondo il CNDDU, la questione va ben oltre il semplice ritardo tecnico-amministrativo. “Non si tratta di una semplice carenza tecnica o di un ritardo amministrativo, ma di una questione che investe il nucleo stesso dei diritti fondamentali della persona”, afferma l’organismo.
La denuncia fa leva sui principi cardine della Costituzione italiana: l’articolo 3, che impone la rimozione degli ostacoli all’uguaglianza; l’articolo 2 sui diritti inviolabili; e l’articolo 32 che tutela la salute come diritto dell’individuo e interesse collettivo. Negare l’accesso a uno spazio di socialità significa violare questi pilastri dell’ordinamento.
Il quadro normativo violato: dalle leggi internazionali a quelle statali
L’attuale configurazione del parco giochi si pone in contrasto con una serie di obblighi giuridici vincolanti. In primo luogo, viene citata la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata in Italia con la Legge n. 18 del 2009, che agli articoli 9 e 30 sancisce il diritto all’accessibilità degli spazi e alla partecipazione alla vita ricreativa su base di uguaglianza.
Sul fronte interno, la situazione appare in conflitto con la Legge n. 104 del 1992, volta all’integrazione sociale, e con le normative tecniche per l’abbattimento delle barriere architettoniche, tra cui la Legge n. 13 del 1989 e il D.M. n. 236 del 1989. A queste si aggiunge il D.P.R. n. 503 del 1996, che impone agli enti locali precisi obblighi di adeguamento per gli spazi pubblici.
Sicurezza a rischio e dubbi sull’utilizzo dei fondi pubblici
La gravità della situazione a Montano Antilia è accentuata dalle condizioni fisiche dell’area. L’ingresso di via San Vito è situato in una curva pericolosa, vicino alla Strada Provinciale 143 e alla Statale 18, in assenza di attraversamenti pedonali e segnaletica adeguata. La presenza di uno scalino all’ingresso rende impossibile l’accesso a chi utilizza una sedia a rotelle, configurando una discriminazione e una potenziale violazione delle norme sulla sicurezza.
Un punto critico sollevato riguarda la gestione delle risorse economiche. Nel 2023, il parco è stato riqualificato con fondi pubblici per circa 33.000 euro. Tuttavia, come segnalato anche dalla Onlus “Vorrei Prendere il Treno”, nessuna parte di tale somma sembrerebbe essere stata destinata all’abbattimento delle barriere. Tale circostanza solleva dubbi sul rispetto dell’articolo 97 della Costituzione, relativo al buon andamento della pubblica amministrazione.
Promesse disattese e richiesta di trasparenza amministrativa
La vicenda presenta anche profili di incoerenza tra quanto dichiarato e quanto realizzato. La Prefettura di Salerno, in data 27 marzo 2025, aveva comunicato l’adozione di una delibera di Giunta comunale per la creazione di un secondo accesso privo di barriere. A circa otto mesi di distanza, tale intervento non risulta attuato e la delibera stessa non è facilmente reperibile, in contrasto con i principi di trasparenza della Legge n. 241 del 1990.
Di fronte a questo stallo, Christian D’Urso ha inoltrato una formale richiesta di accesso agli atti via PEC per visionare la documentazione citata. Tale azione, sottolinea il CNDDU, non è un atto ostile ma “l’esercizio legittimo di un controllo democratico sull’operato delle istituzioni”. Il Coordinamento avverte che l’assenza di azioni concrete rischia di minare la fiducia dei cittadini, ribadendo che il diritto al gioco e alla partecipazione non può essere subordinato a valutazioni di convenienza, ma è un diritto esigibile fondato sulla dignità umana.


