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«Il Marsili non si sta risvegliando, ma rimane una minaccia per la costa, dal Cilento alla Sicilia». Al via lo studio

Il rischio tsunami provocato dall'eruzione del Marsili si conferma basso, ma gli esperti sollecitano ulteriori approfondimenti

A cura di Carmela Di Marco
Pubblicato il 16 Maggio 2024
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Marsili

Il Marsili, un vulcano sottomarino situato a circa 150 km a sud delle coste italiane, è il più grande d’Europa, con un’estensione di 70 km di lunghezza, 30 km di larghezza e un’altezza di 3000 metri dal fondale marino. Nonostante la sua imponenza, il Marsili è un vulcano relativamente silenzioso. Le sue ultime eruzioni risalgono a migliaia di anni fa e non ci sono segnali che suggeriscano un’imminente risveglio.

Un pericolo da non sottovalutare

Tuttavia, la quiescenza del Marsili non significa che sia un vulcano estinto. Anzi, gli esperti avvertono che una sua eruzione potrebbe avere conseguenze devastanti per le regioni meridionali d’Italia. L’eruzione potrebbe causare la fuoriuscita di lava e gas tossici, la formazione di nubi ardenti e, in alcuni scenari, anche il crollo del vulcano, che potrebbe innescare un maremoto capace di coinvolgere le coste della Campania, della Calabria e della Sicilia.

Rischio tsunami basso, ma non impossibile

Gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia proseguono il monitoraggio ritenendo che il rischio di uno tsunami provocato da un’eruzione del Marsili sia relativamente basso. Questo perché un’eruzione a profondità elevate, come quella del Marsili, causerebbe probabilmente solo il ribollire dell’acqua e il galleggiamento del materiale vulcanico eruttato. Tuttavia, non si può escludere completamente la possibilità di un maremoto, soprattutto se l’eruzione fosse particolarmente violenta o se il vulcano subisse un collasso parziale.

Monitoraggio costante e prevenzione

Il Marsili è monitorato costantemente dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) al fine di intercettare qualsiasi segnale di attività eruttiva. L’INGV da tempo ha installato una rete di sismometri e altri strumenti di monitoraggio sul vulcano e ne studia i dati con attenzione. Tuttavia gli esperti hanno sollecitato ulteriori approfondimenti che devono essere realizzati in tempi brevi perchè «scientificamente importante e socialmente doveroso».

 «Ciò che conosciamo è ancora poco rispetto a quanto sarebbe necessario, tuttavia, nel record storico e geologico degli tsunami che hanno interessato le coste tirreniche, non vi sono evidenze di onde anomale ricollegabili a collassi laterali del Marsili», fanno sapere dall’Istituto.

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