È terminata con risultati di eccezionale rilievo la recente campagna di indagini archeologiche presso le Grotte di Pertosa-Auletta. Le attività di scavo hanno aperto una finestra di osservazione su un arco temporale di circa cinque secoli, che spazia dall’età ellenistica fino alla prima età romano-imperiale.
I lavori si sono concentrati lungo la condotta d’ingresso, restituendo testimonianze che permettono di delineare con maggiore chiarezza le modalità di utilizzo della cavità in epoca storica.
I reperti votivi e la sacralità del luogo
Le indagini hanno portato alla luce numerosi manufatti che indicano una frequenta interazione umana legata alla sfera del sacro. Tra i ritrovamenti più significativi figurano molte lucerne in terracotta, decorate e databili alla prima età imperiale, rinvenute insieme a monete di epoca ellenistica e romana e a preziosi ornamenti personali. La collocazione e la tipologia di questi oggetti lasciano ipotizzare lo svolgimento di attività votive e rituali reiterati nel corso del tempo.
Gli esperti confermano che una porzione della grotta, situata in prossimità dell’ingresso, ha funto da vero e proprio luogo di culto. Tale area era frequentata sia da gruppi locali che da viaggiatori di passaggio nel territorio, verosimilmente attratti dal forte carattere simbolico e peculiare dell’ambiente ipogeo.
Il villaggio palafitticolo dell’età del bronzo
Parallelamente alle scoperte di epoca romana, lo scavo ha fornito conferme cruciali riguardanti la frequentazione protostorica del sito. Sono emerse nuove palificazioni lignee e un battuto pavimentale risalente all’età del Bronzo finale. Questi elementi sono direttamente collegati al già noto villaggio palafitticolo, confermando che la struttura abitativa originaria si estendeva su tutta l’area sotterranea vicina alla superficie.
È la conservazione garantita dalle acque del fiume a permettere oggi di osservare questi lembi perfettamente conservati della palafitta. Questi ritrovamenti arricchiscono il quadro di un sito archeologico unico, capace di narrare oltre 8.000 anni di interazione tra l’uomo e l’ambiente sotterraneo. Le nuove evidenze permetteranno ora di approfondire le dinamiche culturali, economiche e sociali che hanno animato la valle del Tanagro in uno dei suoi periodi storici più rilevanti.
