Da agosto, alcune famiglie residenti in un edificio di edilizia popolare a Eboli vivono una situazione di grave disagio a causa di un ascensore fuori uso. L’episodio, che va oltre il semplice guasto tecnico, è emerso come un chiaro simbolo del degrado e dell’abbandono in cui versa gran parte del patrimonio di edilizia residenziale pubblica (ERP) non solo in Campania, ma nell’intero Paese.
Il problema non è isolato. Le denunce sul fatto che gli alloggi popolari, nati per garantire il diritto alla casa, siano diventati «luoghi del silenzio istituzionale» si susseguono da anni.
Il quadro è fatto di ascensori fermi per mesi, infiltrazioni, impianti elettrici e termici mal funzionanti e spazi comuni lasciati al deterioramento. Gli interventi di manutenzione, troppo spesso, arrivano «tardi, spesso solo dopo proteste o articoli di giornale».
La situazione è aggravata dalla vetustà degli immobili: in Campania, come in molte altre regioni, migliaia di famiglie abitano in case popolari edificate oltre quarant’anni fa e mai sottoposte a ristrutturazioni serie.
Parallelamente al deterioramento del patrimonio, il bisogno abitativo è in crescita. Le liste d’attesa si allungano e gli sfratti, in particolare per morosità incolpevole (dovuta perlopiù a perdita del lavoro o redditi insufficienti per reggere i costi del mercato), colpiscono decine di migliaia di famiglie ogni anno.
Nonostante questa emergenza sociale, l’Italia destina meno del 5% del patrimonio abitativo complessivo all’edilizia pubblica. A questo si aggiunge la criticità legata alla gestione: le risorse per la manutenzione e per nuove assegnazioni risultano «scarse e frammentarie», e gli enti gestori locali sono bloccati da una burocrazia che «paralizza ogni intervento».
In risposta a questo contesto di crisi, l’Unione Inquilini ha lanciato la mobilitazione nazionale “Sfratti Zero”, che si svolge nel mese di ottobre. L’obiettivo della campagna è quello di esigere misure concrete dalle istituzioni. Le principali richieste avanzate sono:
La posizione è netta: «Non chiediamo favori: chiediamo che lo Stato e la Regione facciano il loro dovere. Che chi abita in una casa popolare non debba vivere nell’abbandono o nella paura di perdere il tetto».
A poche settimane dalle elezioni regionali, le associazioni rivolgono un appello diretto ai candidati, esortandoli ad assumere «un impegno pubblico per l’edilizia sociale, con risorse certe, tempi chiari e la partecipazione diretta degli inquilini nei processi decisionali».
Viene sottolineata l’insufficienza di «promesse o fondi una tantum», e la necessità di adottare politiche abitative stabili, trasparenti e controllabili. Il tema del diritto alla casa, conclude l’appello, non è secondario, ma rappresenta «il termometro della civiltà di un territorio».