Un pomeriggio di metà ottobre, la notizia di una donna scomparsa, una storia destinata a segnare per sempre una comunità, la certezza che nulla sarà più come prima.
È trascorso un anno esatto da quel 15 ottobre 2024 quando, intorno alle ore 16.00, una donna di nazionalità tedesca ma residente da alcuni anni in Via Arena nella frazione di Ogliastro Marina del Comune di Castellabate, fa perdere le sue tracce nel nulla dopo essere uscita di casa senza alcun effetto personale, ma venendo ripresa da una telecamera di video sorveglianza presente nella zona mentre si allontana.
La scomparsa misteriosa
A denunciarne la scomparsa pochissime ore dopo è lo stesso compagno e connazionale della donna, preoccupato per il suo mancato ritorno nella villetta che avevano scelto per viversi la tranquillità del posto, a pochi passi dal mare.
Da quel momento non si torna più indietro ed inizia la storia del caso Silvia Nowak a Ogliastro Marina. Le ricerche partono sin da subito, sia per mare con una motovedetta della Guardia Costiera, sia perlustrando da terra l’area circostante attraverso volontari della Protezione Civile, semplici cittadini e forze dell’ordine.
Si setaccia la pineta, la costa, vengono utilizzati droni e cani molecolari, di giorno e di notte, ma della donna nessuna traccia.
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Il ritrovamento del corpo e le indagini
La svolta la si ha in una piovosa mattina del 18 ottobre. Nascosto tra sterpaglie e vegetazione viene rinvenuto un cadavere semi carbonizzato ed in evidente stato di decomposizione: è quello della 53enne Silvia Novak.
Le indagini si concentrano immediatamente sul compagno della donna, Kai Dausel, che viene ascoltato dai Carabinieri ma che dichiara sin dalle prime battute la sua totale innocenza sul caso.
La vicenda diventa di portata nazionale e non solo. Si muovono le grandi tv, le indagini chiamano in causa anche il supporto dell’Interpol e dei Ris di Roma, giunti sul posto per scandagliare la villetta di proprietà di Silvia a caccia di elementi utili per l’indagine.
Si susseguono piste diverse, testimonianze, alibi che vacillavano, ci si concentra sulla presenza delle telecamere presenti nell’area che riprenderebbero un uomo uscire negli stessi attimi della scomparsa e dirigersi dalla parte opposta alla strada intrapresa di Silvia.
L’arresto del compagno
Si va anche a caccia dell’arma del delitto, il tutto in un clima di ansia e profondo shock per una comunità non di certo abituata a scenari di questo tipo.
Il cerchio però si stringe sempre di più attorno al compagno che smentisce categoricamente ribadendo di non aver alcun motivo valido per compiere un gesto così brutale. All’alba del 16 dicembre la sterzata decisiva alle indagini. Kai Dausel viene fermato con l’accusa di omicidio aggravato e distruzione di cadavere.
L’uomo avrebbe prima raggiunto la Nowak sul retro della villetta e poi l’avrebbe colpita reiteratamente con un corpo contundente e tagliente (presumibilmente un martello mai ritrovato) cercando infine di sbarazzarsi del corpo dandolo alle fiamme.
Il trasferimento in carcere e il processo
Il Dausel viene trasferito presso il carcere di Ariano Irpino dove continua incessantemente a professare la propria innocenza tanto da intraprendere lo sciopero della fame proprio per sollecitare la Procura ad essere nuovamente ascoltato sull’omicidio e ribadire l’estraneità.
Lo scorso 2 ottobre è iniziato anche il processo con il legale difensore che ha ribadito con forza la linea difensiva: “Il nostro intento sarà quello di dimostrare che Kai Dausel non ha ucciso la sua compagna”.
Secondo il difensore, infatti, il materiale raccolto dalla Procura della Repubblica presenterebbe “evidenti criticità” che mettono in dubbio la ricostruzione accusatoria. Dal proprio canto, però, gli inquirenti continuano la loro linea rimarcando gli elementi di imputazione contro l’uomo.