Un’antenna 5G è la protagonista di una storia che sta agitando il comune di Capaccio Paestum, in provincia di Salerno. L’installazione di una nuova infrastruttura di telefonia, a opera della società Inwit S.p.A., sta sollevando un’ondata di proteste tra i residenti, che denunciano una mancanza di trasparenza e un iter autorizzativo poco chiaro. Il caso è arrivato persino in Parlamento, grazie a un’interrogazione parlamentare del parlamentare Arturo Scotto (PD) che chiede ai ministeri competenti di fare luce sulla vicenda.
Un’installazione a sorpresa
Nel documento si ricostruisce la vicenda: «La notizia, inizialmente passata sotto silenzio, ha suscitato forte preoccupazione tra i residenti della zona, i quali si sono rivolti al gruppo Cittadinanza Attiva, che ha inviato una nota alla redazione locale per denunciare la situazione e chiedere chiarimenti alle autorità competenti. L’antenna è stata installata su una proprietà privata, rappresentando così una difformità rispetto a quanto stabilito dal regolamento comunale che indica quale priorità il suolo pubblico per l’installazione di qualsivoglia antenna. Il predetto regolamento infatti prevede l’utilizzo di tre siti pubblici, già individuati, nel comune in parola e a tal proposito nel 2022 va ricordato che i diversi altri gestori di rete mobile, nella potenziale installazione della medesima infrastruttura, procedevano prioritariamente così come previsto a sondare la disponibilità di un suolo pubblico, diversamente fatto nel caso in esame da Vadafone». I lavori, iniziati a fine giugno, sono proceduti a ritmi serrati, lasciando i cittadini con il sospetto che le procedure non siano state rispettate a dovere.
Un cartello poco visibile e molta preoccupazione
A destare ulteriore sconcerto, secondo quanto riportato dal deputato, è stato il cartello dei lavori, descritto come “poco visibile” e privo di indicazioni chiare sull’autorizzazione, limitandosi a una fotocopia di una comunicazione regionale. Ma la preoccupazione maggiore è legata alla posizione dell’antenna: si trova a soli 20 metri da almeno sette abitazioni private, a circa 70 metri dal Parco Capri, una zona residenziale con oltre 40 case, e a 100 metri da un campo sportivo e una struttura ricettiva.
Il mancato coinvolgimento dei residenti nel processo decisionale ha alimentato un forte senso di allarme, spingendoli a organizzarsi per difendere i propri diritti e la salute pubblica.
Cittadini in campo: nasce il Comitato “NO ANTENNA 5G AL CAPOLUOGO”
La reazione dei cittadini non si è fatta attendere. Il 13 luglio scorso, centinaia di persone si sono riunite per un’assemblea spontanea presso il Centro Pastorale “Monsignor Alfredo Renna”. L’incontro, molto partecipato, ha avuto un esito chiaro e unanime: la costituzione del Comitato “NO ANTENNA 5G AL CAPOLUOGO”.
Il neonato comitato ha subito messo in moto una serie di azioni concrete, ricorda Scotto. La prima è stata la richiesta formale di accesso agli atti amministrativi per ottenere la documentazione completa relativa alla determina che ha autorizzato l’installazione. In parallelo, il comitato ha deciso di affidare a un tecnico esperto l’incarico di valutare se esistano i presupposti legali per adire le vie giudiziarie e tutelare gli interessi dei cittadini.
Inoltre, è stata avanzata la richiesta di convocazione di un consiglio comunale straordinario e monotematico, interamente dedicato alla questione dell’antenna.
Trasparenza e coinvolgimento: l’appello alle istituzioni
Le richieste dei cittadini sono chiare: vogliono trasparenza e coinvolgimento effettivo. Chiedono che venga fatta piena luce sull’iter autorizzativo, sulla correttezza delle procedure e sui criteri che hanno portato a scegliere proprio quel sito per l’installazione.
La vicenda di Capaccio Paestum non è un caso isolato. Le contestazioni relative all’installazione delle antenne 5G sono sempre più frequenti in tutta Italia, mettendo in evidenza un vuoto normativo e una mancanza di linee guida chiare sul coinvolgimento delle comunità locali. L’interrogazione parlamentare, sollevata dal deputato Arturo Scotto, sottolinea proprio questo aspetto: si chiede ai ministri competenti se non sia necessario promuovere iniziative legislative per creare una disciplina organica che preveda forme di partecipazione reale per i cittadini nei processi di autorizzazione delle infrastrutture per le telecomunicazioni.