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Omicidio Marco Borrelli, rabbia e dolore ad Agropoli

Domani sarà eseguita l'autopsia

A cura di Ernesto Rocco
Pubblicato il 9 Aprile 2017
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Domani sarà eseguita l’autopsia

AGROPOLI. E’ stato un sabato caldo quello di ieri. In molti si sono riversati sulla spiaggia della Baia di Trentova per un primo tuffo nelle acque Bandiera Blu del Cilento. I campi che avvolgono la Baia sembrano disegnati con un verde intenso, interrotto qua e là dal giallo dei ranuncoli, dal viola della borragine e dal rosso dei papaveri. E’ la primavera e ovunque c’è traccia di vita. Eppure, a pochi metri proprio da Trentova e da quei prati fioriti, c’è la morte e una famiglia distrutta dal dolore. E’ quella di Marco Borrelli, il ventenne assassinato giovedì sera da Mrabet Nezar, 25enne italo tunisino. La villetta della frazione Moio, è stata un continuo via vai di persone. Un fiume in piena che ha voluto rivolgere le condoglianze, ma soprattutto stringersi a papà Vincenzo e mamma Tina. Quest’ultima ieri ha appreso della morte del figlio soltanto dai social, prima che potessero avvertirla le forze dell’ordine. Per i genitori un vero e proprio choc, dal quale fanno fatica a riprendersi, non parlano, si sono chiusi nel loro dolore protetti da amici e parenti.

«Dopo quello che è successo non mi sconvolge più nulla», dice affranta la zia di Marco, Mariarita. Tra i familiari non c’è però un sentimento di vendetta ma solo «voglia di giustizia», raccontano le persone a loro vicine. La vendetta, invece, è il sentimento che più anima i conoscenti di Marco. In molti ad Agropoli, tirano fuori un sentimento più vasto di insofferenza verso gli immigrati. «Li dobbiamo cacciare, con le buone o con le cattive», dice Fabio, accogliendo subito ampi consensi. Ma c’è anche ci ribatte: «l’omicidio è da condannare, è una cosa che non doveva accadere, indipendentemente da chi è l’assassino». Mrabet Nezar, in effetti, è soltanto in parte straniero. Il papà è di origine tunisina ma il suo sangue è anche italiano. La mamma, infatti, è originaria di Rutino. Le sue origini e la cultura nord africana, però, potrebbero aver influito sul gesto, come conferma il suo legale Antonio Mondelli. «Il ragazzo viene da una cultura che ha delle usanze e dei credi diversi dai nostri, dove c’è un concetto di donna particolare, per noi occidentali superato e quindi ha visto nella vittima un amico che lo ha tradito insieme alla moglie». In attesa che la salma venga liberata per poter celebrare le esequie, in tanti rivolgono sui social l’ultimo saluto a Marco. «Mi mancherai tantissimo, con le tue battute e il tuo sorriso, non doveva succedere», scrive un’amica. Intanto il caso diventa anche oggetto di dibattito politico: «avevamo denunciato reati sentinella, ci avevano accusato di allarmismo», denunciano i 5 Stelle. Da palazzo di città non replicano. «Si tratta di un fenomeno isolato, ma è inutile discutere, questo non è il momento delle polemiche ma del dolore».

Domani, intanto, sarà eseguita l’autopsia.

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