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Un ospedale, troppe promesse mancate: la lunga storia delle proteste ad Agropoli

Ad Agropoli, un'altra protesta unisce istituzioni e cittadini per chiedere la riapertura dell'ospedale. Una battaglia lunga anni per il diritto alla salute

A cura di Ernesto Rocco
Pubblicato il 9 Agosto 2025
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La manifestazione che ieri ha portato circa duemila persone a sfilare per le strade di Agropoli non è che l’ultimo capitolo di una lunga e sofferta battaglia. Quella per la riapertura dell’ospedale e, in particolare, per la riattivazione di un pronto soccorso pienamente operativo. Una vicenda fatta di inaugurazioni, chiusure e promesse mai mantenute, che ha scandito gli ultimi decenni della vita cittadina e del territorio cilentano.

Dalle speranze del 2007 alla delusione attuale

La storia del presidio ospedaliero di Agropoli è segnata da un’attesa quasi cinquantennale, culminata con l’apertura nel 2007, durante la giunta regionale di Antonio Bassolino. Una vittoria che sembrò sancire il diritto alla salute per l’intera comunità. Purtroppo, la gioia durò poco: nel 2013, nell’ambito di un piano di razionalizzazione della spesa, la giunta guidata da Stefano Caldoro ne decretò la chiusura. Le proteste dei cittadini, già allora accese, non bastarono a fermare la decisione.

Con l’arrivo di Vincenzo De Luca alla guida della Regione, la speranza si riaccese. L’ospedale fu oggetto di diverse inaugurazioni, l’ultima delle quali nel 2020, in piena emergenza Covid, per un pronto soccorso che però non fu mai completo. Fu lo stesso governatore, infatti, a dichiarare che la struttura non avrebbe potuto gestire “codici rossi”, una limitazione che di fatto ne svuotava il ruolo.

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Oggi, il nuovo piano sanitario ha assestato il colpo finale, trasformando l’ospedale in un punto di primo soccorso territoriale, ben lontano dalle aspettative di un servizio d’emergenza efficiente. Nonostante l’ASL abbia garantito interventi, ha escluso la possibilità di accogliere la richiesta principale della comunità, acuendo un senso di frustrazione e abbandono.

L’ultimo corteo, l’ennesimo appello

La protesta di ieri ha riunito un fronte compatto e trasversale. Oltre ai cittadini che hanno risposto all’appello dell’ex consigliera comunale Gisella Botticchio, erano presenti i sindaci dei comuni del comprensorio, il presidente del Parco Giuseppe Coccorullo, parlamentari e consiglieri regionali. Lo striscione in testa al corteo, con la scritta “Basta morti nel Cilento. Salviamo il pronto soccorso”, riassumeva il dramma vissuto da un territorio vasto e popoloso.

Botticchio, promotrice della manifestazione, ha denunciato apertamente la “mala sanità” e ha criticato duramente la politica, accusandola di aver “sempre venduto” l’ospedale. Il sindaco di Agropoli, Roberto Mutalipassi, ha ribadito l’impegno costante nella lotta per il pronto soccorso, mentre il consigliere regionale Attilio Pierro ha sottolineato l’importanza del servizio non solo per i residenti, ma anche per i numerosi turisti che ogni anno visitano la zona, criticando l’abbandono del sud della provincia di Salerno.

La protesta di ieri, dunque, non è stata solo una richiesta di servizi, ma la rivendicazione di un diritto alla salute, ignorato per troppo tempo. La comunità di Agropoli continua a lottare, decisa a non arrendersi all’ennesima promessa mancata.

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TAG:AgropoliCilentoospedale di agropoli
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