Cronaca

Scandalo nell’accoglienza, misure cautelari per una cooperativa salernitana: controlli anche in Cilento e Vallo di Diano

I militari del Nucleo Antisofisticazione e Sanità (NAS) di Firenze, con il supporto del Comando Provinciale dei Carabinieri di Salerno, hanno eseguito nella mattinata del 1 ottobre 2025 un’ordinanza di misure cautelari personali a carico di cinque soggetti e un sequestro preventivo di beni nei confronti di una società cooperativa operante nel settore dell’accoglienza dei migranti in Italia. La sede legale della cooperativa si trova a Castel San Giorgio.

Le accuse e i destinatari delle misure

I soggetti raggiunti dal provvedimento sono gravemente indiziati, in concorso tra loro, dei reati di concussione nei confronti di richiedenti asilo, frode nelle pubbliche forniture, numerosi episodi di truffa aggravata in danno dello Stato e molteplici false attestazioni in atti pubblici.

Parallelamente, è stato disposto ed eseguito un sequestro preventivo in via diretta del presunto profitto dei reati contestati a carico della Cooperativa Sociale per un ammontare complessivo di 720.579,87 euro, in base alla normativa che disciplina la responsabilità penale degli Enti.

L’origine dell’inchiesta e le gravissime carenze

L’attività investigativa ha avuto inizio nel dicembre 2023, a seguito di un accesso ispettivo del NAS di Firenze, in intesa con i Carabinieri di Pistoia, presso il Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) ex “Hotel Giardini” a San Marcello Piteglio (PT), dove erano state segnalate irregolarità igienico-sanitarie.

Durante l’ispezione, sarebbero state riscontrate gravissime carenze igienico-sanitarie, dovute a una “totale incuria degli ambienti” che ospitavano i richiedenti asilo, con presenza di sporcizia diffusa, liquami, muffe e pessime condizioni abitative e di sicurezza, tali da rappresentare un pericolo per la salute pubblica. A seguito di ciò, la Prefettura di Pistoia disponeva lo sgombero del centro.

Successive verifiche amministrativo-gestionali, coordinate dalla Procura della Repubblica di Pistoia, hanno portato alla verbalizzazione delle dichiarazioni degli ospiti. Le testimonianze, relative al periodo di gestione della Coop (agosto 2021 – luglio 2023), tracciavano un “quadro allarmante” e facevano riferimento a una “quasi totale assenza di fornitura di beni e servizi”, con gli ospiti lasciati “in una struttura sprovvista di riscaldamento e acqua calda, oltre che, in talune circostanze, anche di energia elettrica”.

Servizi promessi e disattesi: pocket money e assistenza

La convenzione stipulata tra la Prefettura di Pistoia e la Coop prevedeva un’ampia gamma di servizi, inclusa assistenza generica (cibo, abbigliamento), sanitaria, mediazione linguistico-culturale, informativa legale, alfabetizzazione e sostegno psicologico, oltre al pocket money di € 2,5 al giorno per ciascun ospite.

Tuttavia, gli accertamenti documentali e le dichiarazioni degli ospiti hanno rivelato una sostanziale inadempienza. La quasi totalità degli ospiti ha riferito di non aver (quasi) mai ricevuto il pocket money e, in un triennio di gestione, risulta erogato solo per alcune mensilità e a pochi soggetti.

Relativamente agli altri servizi, gli ospiti hanno dichiarato:

  • Di aver ricevuto solo sporadiche lezioni di lingua italiana e nessun materiale didattico, tanto da doversi recare autonomamente presso la biblioteca comunale.
  • Di non aver ricevuto informazioni legali sulla normativa di immigrazione.
  • L’assistenza sociale e psicologica non è stata garantita, nonostante la psicologa, Nocera Giuliana, citasse nelle relazioni mensili “più colloqui singoli e di gruppo”, circostanze smentite dai richiedenti asilo.
  • I gestori sono risultati totalmente inadempienti anche riguardo l’assistenza sanitaria complementare; gli ospiti riferivano di non aver ricevuto visite mediche all’ingresso né i farmaci necessari. “Risultano documentati più casi di ospiti con seri problemi epidermici che, con alta probabilità, erano riconducibili alle pessime condizioni igienico sanitarie della struttura.”

Truffa allo stato e concussione per ottenere le firme

A fronte della contestata assenza di servizi, la società avrebbe attestato alla Prefettura di Pistoia molteplici prestazioni mai eseguite, richiedendone il pagamento. I professionisti indicati per tali attività certificavano la loro presenza presso il CAS di San Marcello Piteglio, sebbene l’analisi del traffico telefonico li collocasse in realtà “in altra regione” o impegnati in servizi concomitanti in altri CAS. La Procura ha riscontrato, quindi, plurimi episodi di truffa aggravata in danno dello Stato e connessi falsi ideologici.

Le gravi carenze hanno scatenato le proteste dei richiedenti asilo, lasciati finanche “privi di generi alimentari essenziali”. A tali rimostranze, i dipendenti e collaboratori della società avrebbero risposto con episodi di concussione, minacciando i richiedenti asilo per costringerli ad apporre le firme sui “fogli presenza” che attestavano la regolare fornitura del servizio. In caso di rifiuto, venivano minacciati di espulsione e di non ricevere nemmeno le “scarse derrate alimentari”. Alcuni soggetti hanno riferito di essere rimasti “fino a dieci giorni senza cibo per non aver apposto la firma sui menzionati registri.”

La gestione negli altri CAS e il doppio rimborso

La società gestiva o aveva gestito altri CAS anche nelle province di Salerno (a Castel San Giorgio, Orria, Ascea, Casalbuono, Felitto), Avellino, Pavia e Arezzo.

Anche in queste ulteriori strutture, il modus operandi era il medesimo. Sono state intercettate “molteplici conversazioni” tra operatori e richiedenti asilo con “espliciti riferimenti all’assenza di cibo, anche per più giorni consecutivi, alle pessime situazioni riguardanti le strutture, alla conseguente carenza di igiene e al completo abbandono dei richiedenti asilo.”

Il NAS di Firenze ha accertato un meccanismo di frode ai danni dello Stato: in “molteplici occasioni”, la società presentava la medesima fattura a più Prefetture, ottenendo così un “duplice risultato” di far apparire la spesa documentale e, soprattutto, “ottenendo il rimborso della somma da parte di più Prefetture”.

L’analisi delle fatture ha permesso di rilevare che la cooperativa ha percepito, nel periodo 2022-2024, oltre 1.200.000 euro. L’intento lucrativo dei gestori, con conseguente danno per la spesa pubblica, ha costretto i richiedenti asilo a vivere in condizioni di grave disagio, precludendo loro una “concreta integrazione nel contesto sociale e nel mondo del lavoro.”

I controlli hanno interessato anche due Cas di Castel San Giorgio, nonché di Orria, Ascea, Casalbuono e Felitto.

Sottolineano dalla Procura che il provvedimento è stato adottato nella fase delle indagini preliminari, e che i soggetti indagati devono essere ritenuti innocenti fino a una eventuale pronuncia irrevocabile di condanna.

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