Il 25 novembre segna una data importante nel calendario liturgico e nella tradizione popolare: è il giorno dedicato a Santa Caterina d’Alessandria. Questa ricorrenza rappresenta un momento di sintesi tra la fede cristiana e la cultura locale, mantenendo vivo un legame ancestrale con la vita quotidiana.
A testimonianza di questa connessione profonda vi è un antico detto, ancora oggi molto utilizzato nel territorio cilentano: “Come Caterenea accussì Natalea”. Questo proverbio suggerisce una correlazione diretta tra le condizioni meteorologiche del 25 novembre e quelle che si verificheranno il giorno di Natale, affidando alla saggezza popolare previsioni che la scienza non può confermare.
La tradizione dei proverbi e il meteo
Il legame tra le ricorrenze dei santi e le previsioni climatiche non si limita esclusivamente alla figura di Santa Caterina. Esiste infatti una variante altrettanto nota che sposta l’attenzione su un’altra data: “Come Barbarea accussì Natalea”. Quest’ultimo detto, riferito a Santa Barbara, sembra trovare le sue origini nella tradizione napoletana per poi essersi radicato anche altrove, diventando ben noto nel Cilento.
Sebbene non esista alcuna regola scientifica o scritta che possa collegare il meteo di Santa Caterina o Santa Barbara a quello del 25 dicembre, la saggezza popolare continua a tramandare queste credenze, suggerendo che la tradizione sembra sapere qualcosa in più dei meteorologi.
Cenni storici e leggenda sul martirio
Al di là degli aspetti folkloristici, esiste un elemento indiscutibile: la forte devozione per la Santa. Le notizie biografiche certe sono poche, tanto che in passato sono stati sollevati dubbi sulla sua reale esistenza e, per alcuni periodi, Santa Caterina è stata persino esclusa dal martirologio. Tuttavia, questo non ha mai interrotto il culto dei fedeli.
Diverse fonti e studi concordano nel collocare la sua vita terrena intorno al 300 d.C., indicando come data di nascita il 287 ad Alessandria d’Egitto. La leggenda narra che fosse figlia del “re Costa” e che, dopo un sogno in cui le apparve la Madonna, decise di rifiutare le numerose richieste di matrimonio per dedicarsi totalmente a Cristo.
Il racconto del suo martirio è drammatico. Secondo la narrazione, Caterina tentò di convertire il Governatore d’Egitto, invitandolo a riconoscere Gesù come redentore. Il Governatore, fallendo nel tentativo opposto di convincerla a onorare gli dei pagani, ordinò una terribile punizione. La giovane fu condannata al supplizio della ruota dentata, destinata a straziare il suo corpo. Tuttavia, miracolosamente Caterina rimase illesa, evento che portò alla decisione finale della sua decapitazione.
Iconografia e patronati
Nell’iconografia classica, la Santa viene raffigurata con abiti regali e cinta da corona, a memoria delle sue origini nobili. Tra le mani regge spesso la palma, simbolo del martirio, e il libro, che ne rappresenta la sapienza. Frequentemente viene ritratta accanto a una ruota, una spada o una testa decapitata, in chiaro riferimento alle torture subite.
La sua protezione è invocata da diverse categorie: sotto la sua ala sono posti studenti e filosofi, ma anche figure legate all’artigianato e al lavoro manuale come sarte, mugnai, ceramisti e gli operatori dell’industria cartaria e cartotecnica.
I luoghi del culto nel Cilento
La venerazione per Santa Caterina ha radici profonde nel Cilento, dove il culto era molto diffuso già in passato. La presenza della Santa sul territorio è tangibile attraverso numerosi edifici religiosi. Diverse chiese o cappelle portano il suo nome in località come Melito di Prignano Cilento, Lustra, Montecorice, Ostigliano (frazione di Perito) e San Giovanni di Stella Cilento.


