La Fondazione Angelo Vassallo non potrà costituirsi parte civile nel processo per l’omicidio del sindaco pescatore. È questa una delle decisioni più rilevanti prese ieri dal giudice Giovanni Rossi durante la seconda udienza preliminare, tenutasi alla Cittadella Giudiziaria di Salerno.
Un’udienza importante, un passo in più verso la verità, a 15 anni dall’uccisione del primo cittadino di Pollica, avvenuta il 5 settembre 2010. La richiesta della Fondazione, creata dai fratelli Dario e Massimo Vassallo per preservare la memoria e i valori del sindaco, è stata respinta in base a una giurisprudenza consolidata: per costituirsi parte civile, un ente o un’associazione deve essere nato ed essere operativo prima del reato per cui si celebra il processo.
La posizione della Fondazione Vassallo
La Fondazione è stata fondata successivamente all’omicidio. “La Fondazione Angelo Vassallo Sindaco Pescatore, pur non essendo stata ammessa come parte civile a causa della sua costituzione successiva all’omicidio, accoglie con serenità questa decisione. L’essenziale, come sottolineato dai rappresentanti della Fondazione, è la presenza dello Stato, rappresentato dalla Presidenza del Consiglio, dal Ministro dell’Interno e dal Ministro della Giustizia. È questa presenza che dà forza al percorso giudiziario, oggi ancora nella fase predibattimentale, e che entrerà nel vivo a partire da gennaio. Le sensazioni al termine dell’udienza sono ottime. Si comincia a delineare chiaramente il percorso di questo processo. Le parti civili ammesse, e quelle escluse per ragioni tecniche, rappresentano un passo importante verso la verità. La Fondazione è nata dopo l’omicidio di Angelo, ed è logico che non sia stata ammessa, ma questo non cambia la sostanza del nostro impegno. In quindici anni abbiamo preparato un grande tavolo della legalità: oggi vi si sono accomodati il giudice, il pubblico ministero e le parti civili. Questo è l’inizio di un cammino di giustizia e dignità per il nostro Paese.” A dirlo è il Presidente della Fondazione Angelo Vassallo Sindaco Dario Vassallo.
Non sono state ammesse, oltre alla Fondazione Vassallo, anche Legambiente Campania e il locale circolo Mediterraneo Pollica, Città Slow, l’associazione Emergenza Legalità e l’Asmel. Sono invece state ammesse le costituzioni di parte civile dei Ministeri della Giustizia e dell’Interno, oltre naturalmente ai familiari di Vassallo.
Ammesso il Partito Democratico
A sorpresa, è stata accolta la costituzione di parte civile del Partito Democratico, al quale Vassallo era iscritto all’epoca dei fatti. La presenza del Pd in aula non era scontata: alla prima udienza del 16 settembre, dedicata al deposito delle istanze, il partito era assente. Un’altra decisione significativa riguarda Bruno Humberto Damiani, detto “il brasiliano”: da primo sospettato dell’omicidio diventa parte civile. Piccolo pusher del Cilento, Damiani per anni fu l’unico indagato per il delitto.
Si delinea il percorso del processo
L’inizio del processo segna un passo importante verso la verità, una verità attesa non solo dai familiari del sindaco pescatore ma anche da uno dei principali indagati, il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, così come sottolineato dal suo legale, l’avvocato Ilaria Criscuolo. Insieme a Cagnazzo siedono sul banco degli imputati l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, l’imprenditore Giuseppe Cipriano e il collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, tutti accusati di concorso in omicidio con metodo mafioso.
A questi si aggiunge Giovanni Cafiero, imputato per traffico di droga. Secondo l’accusa, tutti sono coinvolti, a vario titolo, in una rete di traffici illeciti legata al porto di Acciaroli, che Vassallo aveva scoperto e intendeva denunciare.
I prossimi passi verso la verità
La prossima udienza è fissata per il 14 novembre, quando prenderà corpo il confronto tra pubblica accusa e parti civili. In quella sede il giudice potrebbe anche pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio, aprendo così una nuova fase di una vicenda che da anni segna la storia del Cilento.