Le luci del potere si sono spente, almeno per il momento, lasciando spazio all’ombra di un’aula di tribunale. L’eco dei consensi, che per anni ha accompagnato il percorso di Franco Alfieri, si è trasformata nel silenzio teso e carico di attesa di un processo che potrebbe segnare la fine di una carriera politica straordinaria, ma ora minacciata da accuse pesantissime.
La prima udienza
È iniziata questa mattina al Tribunale di Vallo della Lucania l’udienza che vede come imputato l’ex sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri, figura di spicco nel panorama politico locale e nazionale. Dagli arresti domiciliari, a cui è sottoposto dal 3 ottobre scorso, con un periodo iniziale di detenzione in carcere, Alfieri si trova ora ad affrontare la giustizia, accusato di corruzione e turbata libertà degli incanti. L’inchiesta, condotta con meticolosità dalla Guardia di Finanza di Eboli, ha messo in luce una presunta rete di illeciti che ruota attorno a due appalti per la pubblica illuminazione del Comune di Capaccio Paestum.
Secondo la procura, le gare sarebbero state truccate per favorire la società DERVIT Spa. In cambio, la DERVIT avrebbe affidato lavori alla Alfieri Impianti, società legata al politico e gestita dalla sorella. Una mossa che, per gli inquirenti, configura il reato di corruzione. Insieme ad Alfieri, sono indagate altre cinque persone, tra cui la sorella Elvira Alfieri, gli imprenditori Alfonso D’Auria e Vittorio De Rosa, il tecnico comunale Carmine Greco e lo staffista Andrea Campanile. La decisione della Procura di Salerno di trasferire il caso a Vallo della Lucania per competenza territoriale, come richiesto dagli avvocati difensori, ha accelerato i tempi, portando rapidamente l’indagine dal piano preliminare al dibattimento.
Si apre uno dei capitoli più difficili per la vita politica e personale di Franco Alfieri
Quello che si apre oggi è uno dei capitoli più difficili non solo per la carriera, ma anche per la vita personale di Alfieri. L’uomo che a Torchiara è stato il più giovane sindaco d’Italia e ad Agropoli il più votato a livello nazionale, il politico che ha governato ben tre comuni diversi, si trova ora di fronte all’accusa più infamante per chi detiene il potere pubblico: averlo usato per il proprio tornaconto. Alfieri e Vittorio De Rosa sono gli unici a rimanere ai domiciliari, segno della gravità delle accuse e della complessità della vicenda. Oltre al filone principale, l’ex presidente della Provincia è coinvolto in un’altra indagine su presunte irregolarità in altri appalti pubblici, come quelli per la Fondovalle Calore, l’Aversana e il sottopasso di Paestum.
Questa battaglia giudiziaria segnerà inevitabilmente il destino politico e umano di Franco Alfieri. Il processo appena avviato non determinerà solo la sua libertà, ma anche il modo in cui la sua figura, un tempo osannata e ammirata, sarà ricordata. È un bivio che pone una domanda cruciale: gli anni dei “record” sono stati costruiti sul merito e sul consenso, o su un castello di carte che rischia di crollare sotto il peso della legge?