Un grido d’allarme che arriva dalla vetta più alta della Campania: il Rifugio Cervati, situato nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, ha annunciato la sua chiusura temporanea a causa della mancanza d’acqua. La sorgente che alimenta la struttura e la fontana è completamente in secca, un segnale che potrebbe essere segno degli effetti del cambiamento climatico che sta colpendo duramente l’Appennino meridionale.
L’annuncio social
L’annuncio è stato dato direttamente sulla pagina social del rifugio, lasciando l’amaro in bocca agli escursionisti e agli amanti della montagna: “Cari amici, la sorgente che alimenta la fontana è in secca, da alcuni giorni non arriva più acqua neanche al rifugio. Purtroppo ci troviamo a fare i conti con il cambiamento climatico, non piove e soprattutto non nevica più come una volta.” Bisognerà ora verificare se vi sia qualche problema agli impianti o se, effettivamente, le criticità sono legate alla scarsità idrica. Il Monte Cervati, che si erge a 1899 metri di quota, è da sempre un punto di riferimento per l’escursionismo e, d’inverno, per le attività sulla neve. La neve, sciogliendosi lentamente, è essenziale per ricaricare le falde acquifere carsiche che caratterizzano l’area e che riforniscono le sorgenti montane. La constatazione amara dei gestori – quel “non nevica più come una volta” – è il cuore del problema. La scarsa nevosità degli ultimi anni, unita a periodi di siccità prolungati, sta alterando l’equilibrio idrogeologico di ecosistemi vitali come quello del Cervati. La foto allegata al post, che mostra tubi e una conduttura disconnessa e asciutta, è l’immagine simbolo di un’emergenza che non è più relegata alle cronache estive delle regioni più colpite.
La decisione
La decisione di chiudere, seppur a malincuore, è stata definita necessaria: “Siamo, nostro malgrado, costretti a chiudere il rifugio per i prossimi giorni”. Il Rifugio Cervati, con i suoi 1597 metri di altitudine, non è solo un punto di ristoro e pernottamento, ma un baluardo per la conoscenza e la fruizione sostenibile di un’area protetta di inestimabile valore come il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. L’episodio non riguarda solo il Cilento. È l’ennesima conferma che la crisi climatica sta trasformando la montagna italiana, rendendo sempre più frequenti e drammatiche le conseguenze della riduzione delle precipitazioni nevose e dell’innalzamento delle temperature.