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Cilento, presunta truffa ai danni della Regione: «il fatto non sussiste»

Depuratore di Perito, il Gup ha disposto il non luogo a procedere per le accuse di truffa ai danni della Regione

A cura di Ernesto Rocco
Pubblicato il 21 Ottobre 2023
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Tribunale di Vallo della Lucania

Nessuna colpa accertata, nessun reato commesso. La sentenza emessa dal giudice nell’ambito del processo che vedeva imputati tecnici e imprenditori cilentani, accusati di una presunta truffa ai danni della Regione Campania nell’utilizzo dei fondi Por, ha decretato il “Non luogo a procedere perché il fatto non sussiste”.

Indagine e sviluppi processuali

L’indagine, avviata lo scorso anno dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura vallese, si concentrava sulle spese sostenute dal Comune di Perito per i lavori di ristrutturazione della rete idrica e fognaria, la realizzazione di un impianto di depurazione, lavori complementari e la videosorveglianza.

Gli indagati

Nel mirino degli inquirenti erano finiti vari protagonisti: Antonio Di Fiore, responsabile del servizio tecnico del Comune di Perito; Michele Ponzo, rappresentante legale di un’azienda locale; Giovanni Orrico, progettista; Nicola Chiumento, collaudatore dei lavori; Alfonso D’Auria; Vittorio De Rosa; Egidio Pizza, procuratori e rappresentanti legali di imprese del settore.

L’iter processuale

L’accusa aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli imputati. Tuttavia, nell’udienza preliminare svoltasi al Tribunale di Vallo della Lucania, il giudice Mariachiara Sannino ha dichiarato il non luogo a procedere, ponendo così fine al procedimento.

Inizialmente, gli imputati avevano subito il sequestro di beni e conti correnti per oltre 3,5 milioni di euro.

Le accuse

L’accusa sosteneva che le somme del finanziamento regionale erano state liquidate nonostante l’impianto di depurazione non fosse mai entrato in funzione. Inoltre, l’appalto per i lavori di videosorveglianza era stato assegnato alla stessa ditta dell’impianto di depurazione, senza un’appropriata gara pubblica, nonostante l’importo superasse la soglia per un affidamento diretto.

Il giudice aveva emesso un decreto di sequestro preventivo sui conti correnti delle società coinvolte e dei loro rappresentanti legali, del responsabile unico del procedimento, del progettista e del collaudatore. Tuttavia, le somme e i beni sono stati dissequestrati poche settimane fa.

Ora, con la decisione del giudice, si pone ufficialmente fine alla vicenda giudiziaria.

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TAG:Cilentoperitotruffa
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