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Case popolari in cambio di soldi: chiusa inchiesta. Sequestri anche in Cilento

Diversi episodi ricostruiti dai carabinieri. Inviate notifiche di conclusione delle indagini a trenta indagati

A cura di Redazione Infocilento
Pubblicato il 28 Novembre 2023
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Tribunale di Salerno

Case popolari in cambio di soldi ma anche per evitare di pagare la morosità pendente, spesso ridotta, svolgere lavori non autorizzati, permetterne l’intrusione senza titolo, riscattarle e regolarizzare la propria posizione con documentazione falsa. Queste le accuse emerse nell’ambito della maxi inchiesta della Procura di Salerno, che lo scorso settembre portò ai domiciliari tre persone. L’attività è ora conclusa.

L’inchiesta

Nei giorni scorsi sono partite le notifiche per i trenta indagati. Diversi gli immobili sequestrati a settembre, anche nel Cilento, a Vallo della Lucania, oltre che a Salerno, Cava, Nocera Inferiore, Fisciano, Eboli, Campagna e Pontecagnano Faiano. Molti degli inquilini sono accusati di corruzione e invasione di edifici.

Le indagini, partite a giugno 2021, ebbero un loro sviluppo nel novembre successivo, con l’arresto di un funzionario Acer (istituto autonomo case popolari) beccato nei pressi di un hotel dove si sarebbe fatto consegnare 1500 euro da una coppia di coniugi per far ottenere loro una casa. Per questo è sotto processo a Nocera mentre la coppia è stata condannata in abbreviato.

Per assegnare un alloggio bisognava pagare dai 2 ai 4mila euro. Le case erano destinate a coppie sprovviste di ogni requisito. Per regolarizzare le loro posizioni, l’uomo avrebbe manomesso il sistema informatico di gestione delle case. Per altri due soggetti indagati c’è l’accusa di associazione a delinquere.

Le accuse

Il gruppo individuava gli immobili liberi, fissava il prezzo per la cessione o per la protrazione della loro occupazione, svolgeva sopralluoghi per far visionare gli alloggi, per poi indirizzare il tutto al funzionario che, stando alle accuse, interveniva sulle pratiche documentali.

Diversi gli episodi ricostruiti dai carabinieri, grazie ad una consulenza tecnica, intercettazioni telefoniche e ambientali, testimonianze e studio degli atti della commissione inchiesta Acer. Le accuse dovranno trovare conferma nell’ambito della fase processuale.

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