C’è un elemento su cui il Gip del Tribunale di Vallo della Lucania, Domenico Valerio Ragucci, ha puntato maggiormente i riflettori quando gli atti relativi all’inchiesta che vede quale principale indagato Franco Alfieri sono passati da Salerno al palazzo di giustizia cilentano.
L’attenzione è caduta sull’interrogatorio di garanzia e sulle ragioni esposte dall’ex sindaco di Capaccio Paestum ed ex presidente della provincia di Salerno. «Alfieri si è dichiarato estraneo ai fatti, dipingendosi come il politico di un Comune impegnato a raccogliere le esigenze dei singoli elettori al fine di soddisfarle». Il gip ha definito «certamente censurabili» i comportamenti di Alfieri, in particolare riguardo al suo commento sul contatto tra un dipendente comunale e una dipendente di una ditta potenzialmente coinvolta in una futura gara d’appalto prima della pubblicazione del bando.
Smentita la tesi difensiva sulla pubblicazione dei progetti
Le difese avevano tentato di chiarire che la fase di progettazione di uno degli appalti sotto inchiesta «sarebbe stata aperta in quanto pubblicata sull’Albo pretorio».
Tuttavia, il gip Ragucci ha smentito tale ricostruzione, sottolineando come «tutte le attività individuate tramite l’analisi dei pc fossero precedenti alle gare e che, quindi, gli atti progettuali non fossero stati mai pubblicati». Questa circostanza, secondo il giudice, «getta fortissimi sospetti sul come mai tali progetti siano stati girati dalla ditta poi vincitrice a Campanile e non viceversa».
Dubbi sulla ricostruzione dei rapporti con la Dervit e sulle giustificazioni fornite
Il gip Ragucci ha espresso dubbi anche sulla ricostruzione fornita da Alfieri in merito ai rapporti con la Dervit, ritenendo «generiche» le sue affermazioni sul presunto ritardo nei pagamenti all’azienda in quanto economicamente solida. Analogamente, ha giudicato poco convincenti le giustificazioni relative al ritrovamento di una cartella denominata “situazione Dervit al 02.01.2024” sulla scrivania del sindaco, pochi giorni prima di bonifici a favore della Alfieri Impianti.
Inoltre, il gip ha evidenziato «una serie di inspiegabili scuse completamente disgiunte dalle evidenze probatorie» riguardo all’attività di Elvira Alfieri e ai rapporti tra la Alfieri Impianti e la Dervit, sottolineando una contraddizione nelle dichiarazioni di Alfieri in merito alla conoscenza dei sub-affidamenti alla ditta familiare.
La campagna elettorale
La vicenda Alfieri inevitabilmente è al centro della campagna elettorale. Se Gaetano Paolino, il candidato ritenuto in continuità con l’ex amministrazione, sembra andare oltre la questione giudiziaria, accuse arrivano invece da Simona Corradino e Carmine Caramante.
Entrambi non solo evidenziano la drammatica situazione economica dell’Ente, soffermandosi sulla valanga di mutui contratti, ma anche sull’ordinanza del Gip che ha confermato i domiciliari per l’ex sindaco.
In particolare Simona Corradino ha messo in evidenza il clima che si vive a Capaccio considerato che ci sarebbe un «sistema di gestione dell’attività pubblica clientelare pericolosamente conosciuto anche da terzi, da alcuni tollerato in virtù della sistematica spartizione degli appalti e da altri solo timidamente contrastato ma comunque mai denunciato».