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Rifiuti dall’Italia alla Tunisia: i dettagli della inchiesta partita da Polla nel 2020. Arrestato funzionario regionale

80 carabinieri e personale della Dia hanno partecipato all'operazione che ha portato all'arresto di imprenditori e un funzionario regionale

A cura di Federica Pistone
Pubblicato il 1 Marzo 2024
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Nell’ambito dell’indagine sul traffico di rifiuti internazionali tra l’Italia e la Tunisia, risultano indagate 16 persone, mentre sono 11 le misure cautelari emesse nelle province di Napoli, Salerno, Potenza e Catanzaro dalla Direzione Investigativa Antimafia della Basilicata e dal Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Napoli.

L’indagine

L’indagine è coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza, guidata da valdianese Giuseppe Curcio, e riguarda un traffico internazionale di rifiuti speciali tra l’Italia e la Tunisia.

Le misure cautelari coinvolgono intermediari, imprenditori, titolari di aziende di trattamento/recupero e società di intermediazione, oltre a funzionari pubblici nel settore della gestione dei rifiuti, indagati per attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, fittizia intestazione di beni, gestione illecita di rifiuti e realizzazione di discariche abusive e frodi nelle forniture pubbliche.

Le misure comprendono nove arresti, di cui cinque in carcere e quattro ai domiciliari, e due interdizioni. Altre cinque persone risultano indagate.

Tra coloro a cui sono stati notificati i domiciliari c’è il funzionario regionale salernitano 66enne Vincenzo Andreola. Analoga misura cautelare per Antonio Cancro, 53 anni, Innocenzo Maurizio Mazzotta, 62 anni, Ciro Donnarumma, 44 anni, Federico Palmieri, 27 anni. Il gip di Potenza ha invece disposto il carcere per gli imprenditori Alfonso Palmieri, 39 anni, Tommaso Palmieri, 70 anni, per il tunisino Mohamed El Moncef Bin, 45 anni, e per Paolo Casadonte, 43 anni. L’obbligo di dimora è stato emesso infine per Carmela Padovani, 32 anni, e Francesco Papucci, 48 anni.

L’operazione

Gli arresti sono stati eseguiti da circa 80 carabinieri e personale della DIA sin dalle prime ore del mattino.

La vicenda ha origine da un contratto stipulato a Polla il 30 settembre 2019 per la gestione di 120.000 tonnellate di rifiuti speciali con codice CER (EER) 191212 tra una società tunisina e una società italiana. Le indagini rivelano un complesso sistema organizzato per il traffico illecito di rifiuti, facilitato da autorizzazioni falsificate e frodi nelle forniture pubbliche.

Il traffico di rifiuti

Le spedizioni effettuate tra maggio e luglio 2020 coinvolgono circa 282 container, di cui 70 sono rimasti coinvolti in un incendio doloso presso l’impianto tunisino. Le indagini hanno portato all’emissione di provvisorie imputazioni per traffico illecito di rifiuti in Tunisia, truffa e frode in pubbliche forniture, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e altre attività illecite.

I sequestri

Oltre alle misure cautelari personali, sono stati eseguiti sequestri di beni delle società coinvolte e sono stati emessi provvedimenti di sequestro per un ammontare pari al profitto derivante dalle attività illecite. Grazie all’Accordo di Cooperazione Istituzionale siglato tra la Tunisia e la Regione Campania, i rifiuti sono rientrati in Italia per essere sottoposti a sequestro e smaltimento. Il rientro ha consentito alla DDA il loro sequestro e trasferimento nel Comprensorio Militare di Serre dove sono state svolte le operazioni di campionamento e caratterizzazione degli stessi e il loro smaltimento, attività che ha pure consentito di verificare la non corrispondenza della qualità dei rifiuti al codice di riferimento (CR191212) dichiarato invece dall’esportatore.

Le parole del Procuratore Curcio

“Si tratta di un’esportazione non legale”, ha sottolineato il Procuratore di Potenza, Francesco Curcio, nel corso di una conferenza stampa tenutasi al tribunale di Potenza, “partita da Polla, per transitare nel porto di Salerno ed arrivare in Tunisia”.

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