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La Dia lancia l’allarme: i clan sono nel Cilento e Diano

Gruppi criminali presenti nel territorio del Cilento e Vallo di Diano. Ecco cosa emerge dalla relazione semestrale della Dia

A cura di Redazione Infocilento
Pubblicato il 7 Aprile 2022
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«La provincia di Salerno presenta uno scenario criminale particolarmente disomogeneo con aspetti che mutano in ragione delle peculiarità geomorfologiche, economiche e sociali tipiche dei contesti territoriali estremamente diversificati sui quali insistono i vari sodalizi. Dalla zona urbana del capoluogo, all’Agro Nocerino-Sarnese e alla Valle dell’Irno, dalla Costiera Amalfitana alla Piana del Sele, al Cilento e al Vallo di Diano si assiste all’esistenza di strutture che sono adattate alla situazione in cui esercitano la loro operatività». E’ quanto si legge nella relazione semestrale della Dia, relativa al primo semestre del 2021.

Le mani dei clan sul territorio

La complessità del fenomeno sarebbe aggravata dalla contestuale presenza operativa di organizzazioni di tipo camorristico con genesi e matrici criminali diverse anche napoletane e casertane, nonché dagli interessi sul territorio di gruppi mafiosi di origine extraregionale segnatamente calabresi e lucani.

Tali joint venture hanno permesso di realizzare articolate operazioni di contrabbando approvvigionando anche dall’estero carburanti in regime di evasione fiscale e commerciandone altri di bassa qualità come prodotti idonei alla autotrazione. Tra i professionisti risultano coinvolti un commercialista di Nocera Inferiore ed un avvocato originario di Vallo della Lucania trasferitosi a Roma.

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Altre importanti attività investigative hanno ulteriormente confermato come i sodalizi di maggiore importanza accanto agli affari illeciti tradizionali connessi con il traffico di sostanze stupefacenti, le estorsioni e l’usura abbiano sviluppato particolari abilità d’infiltrazione nel tessuto socio-economico, politico e imprenditoriale locale finalizzate al controllo di settori nevralgici dell’economia provinciale ed al condizionamento di Enti territoriali e Comuni.

Gli interessi dei Casalesi sul Vallo di Diano

Le operazioni “Febbre oro nero” e “Shamar” del 12 aprile 2021 già citate nel paragrafo riguardante la provincia di Caserta hanno documentato gli interessi della famiglia Schiavone (cartello dei CASALESI) nell’area del Vallo di Diano ricostruendone le attività di riciclaggio nel commercio degli idrocarburi, nonché di gestione illecita con metodo mafioso di un processo di smaltimento di rifiuti speciali altamente pericolosi molti dei quali stoccati direttamente nell’area.

«Considerata la nota capacità del crimine organizzato di adattarsi rapidamente ai mutamenti socio-economici anche a quelli conseguenti alla crisi prodotta nell’economia legale dalla pandemia accanto alle tradizionali forme di riciclaggio dei proventi illeciti negli ambiti immobiliare dell’edilizia e del commercio si sarebbe recentemente assistito anche al c.d. “money dirtying” ovvero al reimpiego di cospicue disponibilità finanziarie di provenienza lecita in attività illecite che favorite dalla vis mafiosa garantiscono, in ogni caso, l’obiettivo del massimo profitto. Tali cointeressenze tra esponenti dell’imprenditoria legale e di quella mafiosa hanno prodotto una certa rimodulazione degli investimenti», si legge nella relazione.

Agropoli

Ad Agropoli permarrebbe l’attività criminale della famiglia di nomadi stanziali Marotta dedita ai reati di tipo predatorio, all’usura, al traffico di stupefacenti e al riciclaggio di capitali illecitamente accumulati.

«La Costiera Amalfitana, il Cilento e il Vallo di Diano che sono zone geograficamente estese e contraddistinte da rinomate località turistiche marittime e montane sarebbero caratterizzate da una silente presenza di organizzazioni criminali la cui attività tende soprattutto al condizionamento del settore degli appalti per la realizzazione di opere pubbliche», evidenziano dalla Dia.

Per quanto riguarda segnatamente l’area della Valle di Diano il Procuratore della Repubblica di Potenza, Francesco Curcio, ha osservato che “c’è un colonialismo criminale del Vallo di Diano molto preoccupante perché questa terra fino a poco tempo fa era completamente libera da queste logiche”

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