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Storia della cultura del caffè in Italia

A cura di Redazione Infocilento
Pubblicato il 16 Novembre 2020
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Non ordinare un cappuccino dopo le 11 di mattina. Sì, è normale bere il caffè in piedi al bar. Non chiedete una tazza da portare via. Se ordinate un cappuccino, preparatevi per uno sguardo stranito.

Chiunque visiti l’Italia per la prima volta ha probabilmente sentito una di queste cose. In Italia la cultura del caffè è sacra. Ha regole, costumi, galateo e tanto altro ancora.

La gente, in Italia, consuma il caffè in qualsiasi momento. Leggendo un giornale, giocando ai videogiochi, intrattenendosi con i free spin deposito delle macchinette e anche in totale solitudine al tavolino di un bar.

Vediamo un po’ di informazioni sulla storia della cultura del caffè nel nostro paese.

Come è arrivato il caffè in Italia?

Il caffè è stato coltivato prima in Etiopia e poi introdotto in Europa attraverso l’Impero Ottomano. L’Impero Ottomano riconobbe che il caffè, grazie al suo sapore ricco e alle sue proprietà energizzanti, sarebbe diventato un’industria redditizia, e ne aumentò la coltivazione nello Yemen per il mercato europeo.

Venezia, città portuale, divenne una delle prime città europee a commerciare regolarmente il caffè.

Quando il caffè arrivò in Italia, era considerato immorale per la sua associazione con la religione islamica attraverso l’Impero Ottomano.

Nel 1600, Papa Clemente VIII fu invitato a denunciare pubblicamente il caffè per scoraggiarne il consumo. Per formare un verdetto equo, chiese di assaggiarlo. In un momento di chiarezza che è diventato noto come il battesimo del caffè, il Papa disse: “Questa bevanda di Satana è così deliziosa che sarebbe un peccato lasciarne l’uso esclusivo agli infedeli”.

Con l’approvazione del Papa, la cultura italiana del caffè non solo è nata, ma è stata benedetta dalla chiesa Italiana.

La nascita del bar Italiano

Prima dell’Unità d’Italia, il caffè ha portato con sé nuove opportunità sociali sotto forma di caffetterie. Il caffè era meglio consumato caldo e fresco, così l’Italia ha iniziato a creare delle caffetterie – il bar italiano di oggi.

La tradizione delle caffetterie come spazi sociali aveva avuto origine nell’Impero Ottomano, ma in Italia ha assunto una vita propria.

I primi caffè italiani aprirono a Venezia verso la fine del XVII secolo.

Caffè Florian: la nascita della vita sociale del caffè Italiano

Il Caffè Florian, situato in Piazza San Marco a Venezia, è stato fondato nel 1720. Oggi il Caffè Florian è la più antica caffetteria del mondo. Nel 1700, grandi artisti come Johann Wolfgang von Goethe, il drammaturgo Carlo Goldoni e gli scrittori Giuseppe Parini e Silvio Pellico si fermavano al caffè per conversazioni intellettuali e, naturalmente, per il caffè.

Come primo caffè a permettere alle donne, era frequentato dal leggendario romantico Giacomo Casanova. In seguito divenne una delle tappe preferite dai giovani aristocratici del Grand Tour, come Lord Byron.

L’espresso: la colonna portante della cultura italiana del caffè

Nelle caffetterie originali italiane, il caffè veniva solitamente preparato alla turca, bollito con spezie e zucchero in una pentola riscaldata.

Ogni tazza di caffè turco impiegava circa cinque minuti per essere preparata, senza contare il tempo necessario per raffreddarsi abbastanza da permettere ai clienti di gustarlo. Con l’aumentare della domanda di caffè, cresceva anche la necessità di un sistema più efficiente. Entra: espresso.

L’espresso è un metodo di preparazione del caffè in cui la pressurizzazione viene utilizzata per produrre una forma concentrata di caffè. Un tipo di caffè molto amato e tipico simbolo del nostro Paese.

Nuovi trend in arrivo

Nonostante negli ultimi anni la cultura del caffè è stata messa a rischio, con l’arrivo di Starbucks e tante caffetterie in stile Americano, la tradizione del nostro espresso e del bar è ancora forte e, probabilmente, lo resterà per molto tempo dato l’amore che gli Italiani hanno per questo prodotto.

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