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Questi fantasmi: al De Filippo di Agropoli va in scena il Teatro

Ieri sera Gianfelice Imparato e Carolina Rosi hanno omaggiato la tradizione eduardiana

Barbara Maurano

14 Marzo 2018

Ieri sera Gianfelice Imparato e Carolina Rosi hanno omaggiato la tradizione eduardiana

“L’ eredità culturale e artistica di Eduardo De Filippo è un patrimonio inesauribile per l’ umanità. Il Teatro di Eduardo parla una lingua universale, la lingua del teatro e della cultura. Una forza che unisce,  che fa riflettere, che ci fa essere più umani” così  il direttore artistico, Pierluigi Iorio, ha concluso il  discorso di presentazione dell’ ultimo spettacolo della stagione teatrale del De Filippo di Agropoli. Un omaggio al vero Teatro, a una tradizione nobile che ha reso famosa l’ Italia in tutto il mondo.

“ Questi fantasmi”, andata in scena ieri sera al De Filippo di Agropoli, è stata la prima commedia di Eduardo ad essere rappresentata all’estero. Era il 1945 quando dalla penna di Eduardo venne fuori una storia beffarda, sarcastica, pungente che scavava nell’ inconscio dell’uomo, riducendolo al fantasma di se stesso. Nel 2017 la compagnia Elledieffe, diretta da Carolina Rosi, ha voluto riportare in scena ed attualizzare un tema chiave dei rapporti umani: l’incomunicabilità. È sempre più difficile affrontarsi, parlare, cercare di confrontarsi e capire chi ci sta accanto. È più semplice credere ai fantasmi, alle illusioni  ed affidare a loro il nostro futuro. È quello che, nella commedia, fa Pasquale Lojacono , un personaggio tipicamente eduardiano a cui Gianfelice Imparato dà un’ impronta più esistenziale, marcandone la perenne sensazione di sospensione tra incredulità e risoluzione dei problemi. È “ In questi fantasmi” che Eduardo dà vita alla famosa scena del balcone, all’ invenzione di conversare con  un curioso dirimpettaio, a cui mostrarci sempre allegri perché è  quella la facciata che dobbiamo donare alla gente. Ma il pubblico lo sa che è una finzione, lo sa che sulla scena quel dirimpettaio non esiste, lo sa che i fantasmi non sono reali, ma sta al gioco. E ride, ride della cecità di Pasquale Lojacono che si convince che l’ amante della moglie sia un fantasma benefattore ( Massimo De Matteo).

Nella scelta registica di Marco Tullio Giordana c’è la volontà di far uscire dal testo tutta la forza di questa storia. L’ eleganza e la sobrietà con cui il regista si accosta alla commedia sembrano rispettare il volere eduardiano di parlare più che mostrare. Eppure Pasquale Lojacono non riesce a conversare con sua moglie Maria. I loro discorsi sono fatti di silenzi, di domande senza risposta. Carolina Rosi porta in scena una sfaccettatura diversa del personaggio eduardiano. La sua Maria è più risoluta, meno incline ad accettare, più  capace di agire, tanto da scegliere di andare via, di non rimanere con un marito che non la rende partecipe dei suoi piani, che la fa sentire un’ estranea. Nel 1945 Eduardo racconta un quadro veritiero della vita di coppia, rappresentando tutta la disperazione umana di vivere rapporti sbagliati. Lo fa attraverso i personaggi di Maria e Pasquale, ma anche mettendo in scena la disperazione della moglie del finto fantasma. Lo fa attraverso i discorsi del portiere ( Nicola Di Pinto) sempre pungenti e ironici verso le donne. Lo fa mettendo in scena uno spaccato di essere umani, convinti che fingere sia la chiave giusta per risolvere i problemi. La  compagnia Elledieffe omaggia il punto di vista eduardiano che osserva ma non giudica, racconta ma non fa la morale, rappresenta ma non celebra.

La commedia si arricchisce delle interpretazioni di tutti gli attori che si accostano al testo con la sacralità, l’eleganza e la consapevolezza che l’opera impone. Ne vien fuori, così, uno spettacolo  completo di arte, di  emozione, di riflessione, ma soprattutto di Teatro.

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