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Palmieri rinuncia al vitalizio, Rizzo accusa: “Rinuncia a un bel niente”

Polemiche sull'annuncio del sindaco di Roscigno di rinunciare al vitalizio dovutogli come consigliere regionale del Lazio.

A cura di Redazione Infocilento
Pubblicato il 21 Marzo 2016
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Polemiche sull’annuncio del sindaco di Roscigno di rinunciare al vitalizio dovutogli come consigliere regionale del Lazio.

ROSCIGNO. Duro manifesto contro il sindaco Pino Palmieri diffuso dal consigliere di minoranza Crispino Rizzo. Quest’ultimo punta il dito contro l’annuncio del primo cittadino (fatto anche al programma Rai L’Arena) di aver rinunciato all’indennità che avrebbe dovuto ricevere in quanto ex consigliere della regione Lazio nell’amministrazione Polverini. Secondo Rizzo, infatti, “Palmieri, dopo due anni di annunci, solo nel dicembre 2014, e solo dopo la legge regionale 12/2014, rinunciava al versamento di contributi volontari per maturare il diritto al vitalizio”. “Ricordo che il Palmieri – aggiunge – per conseguire il diritto al vitalizio doveva versare volontariamente all’incirca 3 anni di contribut, per poi, averlo, successivamente, a 65 anni, ovvero nel 2034”. Insomma secondo Rizzo il sindaco di Roscigno avrebbe rinunciato ad un diritto non ancora maturato. “Qualsiasi persona può rinunciare se ha maturato un diritto, se non ha maturato niente, rinuncia a un bel niente”, dice. Dal manifesto, poi, emerge che il sindaco del comune alburnino non sarebbe l’unico consigliere regionale ad aver rinunciato al vitalizio ed ancora che: “Palmieri, con atto consapevole – recita il manifesto – ha chiesto la liquidazione dei contribuiti versati (dal popolo italiano 2013-primi mesi 2013) nel dicembre 2014. Questa volta però niente proclami, anzi ha taciuto e si è guardato bene dal dichiararlo e diffondere la notizia di aver pretesto la restituzione di quanto versato in suo conto dal popolo italiano”.

“Palmieri ha intascato la modestissima somma di 55mila euro – conclude il manifesto – ma si è guardato bene dal dichiararlo”.

“Altro che rinuncia al vitalizio – conclude – si è giocato sull’ambiguità della rinuncia per far credere agli italiani, ai roscignoli e alle persone oneste di aver rifiutato un privilegio. Si è costruita una odiosa menzogna per un fine politico dichiarato, essere rieletto. In un paese democratico chi tace coscientemente una verità, chi raggira un popolo, si dimette”.

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