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Dall’associazione ‘Sap’ contro le biomasse. Monito alle organizzazioni professionali

Sulla centrale a biomasse interviene l'associazione “Sviluppo agricoltura progresso”

A cura di Emilio Malandrino
Pubblicato il 8 Febbraio 2016
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Sulla centrale a biomasse interviene l’associazione “Sviluppo agricoltura progresso”.

“Realizzare una centrale a biomasse in località Sorvella Sabatella? E’ una scelta scellerata”. E’ quanto sostiene in una nota l’associazione “Sviluppo agricoltura progresso”, presieduta da Daniele Petrone

“Si tratta di una scelta scellerata – spiegano – non solo per l’individuazione dell’area (Piana del Sele) e per i danni alla salute dell’essere umano ma soprattutto per il marchio che le nostre produzioni agricole assumeranno”. In questo territorio, infatti, vengono coltivate e prodotte diverse eccellene come Olio D.o.p. Colline Salernitane, Carciofo I.g.p. Paestum, Mozzarella di Bufala Campana, Vini e ortaggi in genere; “potremo così pregiarci del marchio indegno che ne deriverà dall’inquinamento delle polveri sottili generate da un impianto camuffato Bio ma che in realtà svolgerà tutt’altra funzione in virtù del decreto ministeriale del 6 luglio 2012”, spiega Petrone che poi punta il dito contro “quanti potrebbero dire e fare e non dicono e non fanno”, in particolare “le organizzazioni professionali agricole Cia, Coldiretti e Confagricoltura le quali si limitano al solo sfoggiare di bandiere”. “Occorre invece ricercare l’unità del mondo agricolo in una proposta che dica con chiarezza no a politiche che devastano l’ambiente e che mortificano le imprese agricole, vanificando così sacrifici di intere generazioni dedicati all’affermazione del nostro agroalimentare nel mondo e per la competizione sui mercati”.

Per Petrone, quindi “occorre dunque fermare lo scempio con la partecipazione di tutti, non rimanere fermi e non affidando solo ad altri la risoluzione del problema. Quindi occorre chiedere, invocare e pretendere che sia abrogato o modificato il decreto ministeriale del 6 luglio 2012 che consente di smaltire oltre alla vera Biomassa,( frazione biodegradabile dei prodotti e rifiuti di origine biologica…ecc.), rifiuti non assimilabili alla raccolta differenziata (quali rifiuti ospedalieri, pneumatici fuori uso, solventi, limatura e trucioli di materiali plastici, cuoio conciato, scarti, cascami, ritagli, polveri di lucidatura contenenti cromo, plastica e gomma….ecc.). Tutto ciò, si può invocare anche attraverso atti deliberativi di Consigli Comunali”.

Infine, evidenzia l’associazione, anche la Regione Campania può fare di più, assolvendo “ai suoi compiti e ruolo di Ente programmatore dello sviluppo e della tutela della Salute, attraverso un disegno di legge o indirizzi che disciplinino su tutto il territorio della nostra Regione impianti eco compatibili in armonia con le vocazioni economiche, sociali, paesaggistiche, culturali e turistiche del luogo e non la funzione di Ponzio Pilato poiché gli spazi lasciati dalle Istituzioni vengono occupati da forze malavitose e speculative”.

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