Gli scenari politici sono mutati e la lunga detenzione è stata ritenuta già sufficiente, considerando che l’attività investigativa si è conclusa e il processo è stato avviato. Queste, in sintesi, le motivazioni che hanno spinto il presidente del Tribunale di Vallo della Lucania, Vincenzo Pellegrino, e il Procuratore Capo Francesco Rotondo a revocare gli arresti domiciliari per Franco Alfieri, sostituendoli con l’obbligo di dimora nel comune di Torchiara. La stessa misura è stata adottata per Vittorio De Rosa, titolare della Dervit.
Gli scenari politici
Diversa la decisione per Andrea Campanile, ex collaboratore di Alfieri, che dovrà presentarsi periodicamente alla polizia giudiziaria, in sostituzione del precedente divieto di dimora a Capaccio Paestum. Di fatto, Franco Alfieri sarà l’unico a restare agli arresti domiciliari. Sebbene il Tribunale abbia disposto l’immediata liberazione «qualora non ristretti per altra causa», questa clausola si applica proprio all’ex amministratore capaccese. Alfieri, infatti, è destinatario di una seconda misura cautelare ai domiciliari, legata all’indagine su un presunto scambio elettorale politico-mafioso con Roberto Squecco, finalizzato a influenzare le elezioni comunali del 2019 nella città dei templi.
Per questo motivo, resta tuttora ristretto. L’inchiesta in questione è ancora in corso e il relativo processo non è stato ancora avviato. Intanto, il prossimo 3 ottobre ricorrerà il primo anniversario dell’operazione condotta dalla Guardia di Finanza, che portò agli arresti: Alfieri fu inizialmente condotto in carcere, per poi essere trasferito ai domiciliari.
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