Ha fatto molto discutere nei giorni scorsi l’annuncio delle dimissioni di Angela Amendola, moglie del Sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, da socia del circolo velico Lazzarulo fondato proprio dal Sindaco Pescatore nel 2007. La causa scatenante, si leggeva nella nota di addio, era da rintracciare principalmente nella permanenza di Domenico Palladino, iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio Vassallo, all’interno del circolo.
La replica
Non è tardata ad arrivare, però, la secca smentita da parte di Palladino: “Non traggo alcun conforto dal rilevare come le indagini in questione abbiano escluso il mio personale coinvolgimento in un evento delittuoso così grave e ineffabile, oltre che di portata dirompente per la Famiglia Vassallo e per un’intera Comunità, non solo locale.
Al vaglio degli inquirenti, infatti, sussistono delle altre ipotesi investigative per le quali, peraltro, ho ribadito la mia totale estraneità con argomentazioni precise, puntuali e finora mai smentite, a distanza di anni e malgrado l’acre suggestione di accuse infondate e infamanti.
Non si tratta, evidentemente, di discutere sull’appartenenza ad un Circolo che ho contribuito orgogliosamente a fondare, ideandone lo spirito e la genesi proprio insieme all’amico Angelo, in forza di un consolidato e reciproco legame di stima e di amicizia.
In punto di diritto, invece, quel che considero intollerabile è la reiterata violazione della “presunzione di innocenza” quale principio giuridico fondamentale e inalienabile: un principio ormai soppiantato da un meccanismo perverso di comunicazione, dove le parole seguono traiettorie improvvisate e schizofreniche, per lo più dettate da umori, sensazioni, persino da tentativi di rivendicazione senza contraddittorio”.
Il comportamento di Antonio Vassallo
Lo stesso Palladino, poi, in una nota attacca anche il figlio di Angelo Vassallo, Antonio: “Non sfugge a tale inaccettabile deformazione il comportamento di Antonio Vassallo, il quale, pur nel comprensibile dolore di un figlio, persiste in un continuo esercizio di diffamazione mediatica, asserendo addirittura di aver letto in maniera dettagliata il fascicolo della Procura di Salerno e, chissà da quale pulpito, arrogandosi l’estemporanea pretesa di sostituirsi agli Organi preposti, in un incedere di illazioni e di opinioni non richieste, tanto meno sul versante morale”.
Infine Palladino rimarca il bisogno di giustizia: “Su una cosa concordiamo tutti: che “la giustizia faccia al più presto il suo corso”. Sono il primo a salutare con favore un simile auspicio, nella ferma convinzione che sarà finalmente dimostrata la piena verità dei fatti. Certo, la speranza che i tempi della legge siano massimamente celeri non potrà restituirmi ciò che questa terribile vicenda mi ha inopinatamente sottratto, soprattutto sul piano reputazionale, sottoponendo finanche i miei affetti al pesante disagio di una condizione ingiustificata e ingiustificabile.
Nell’attesa che si completi il tutto, però, corre almeno l’obbligo di rammentare a qualcuno che ogni giudizio permane doverosamente riservato alla Magistratura. E a nessun altro”.