Nel Cilento sale la preoccupazione per il significativo aumento del numero di cinghiali sul territorio. Questa volta il grido d’allarme arriva da Gioi, dove numerose sono le segnalazioni di cittadini per raccolti e campagne distrutte e avvistamenti ravvicinati degli animali nel centro abitato.
Le parole di Giovanni Maio
Ai microfoni di InfoCilento è intervenuto Giovanni Maio, cittadino di Gioi e Dirigente di Settore della Guardia Agroforestale Italiana, per parlare della situazione ora sempre più fuori controllo e chiedendo interventi urgenti alle istituzioni. “È un problema che oggettivamente affrontato, è venuto il momento di farlo. – ha sottolineato Maio – Quando si tratta di cinghiale nell’area del Cilento, bisogna essere prima di tutto sereni per poter affrontare un discorso che sia avulso intanto da blocchi o condizionamenti di tipo ideologico, a volte politico sicuramente culturale. Bisogna affrontare questo discorso perchè è venuto il momento di farlo”.
Una condizione devastante
“Io ho dei dati a disposizione, che sono stati redatti dalla Guardia Agroforestale di Salerno – il cui Presidente peraltro, il Dott. Antonio D’Acunto, sarà presto da noi proprio in quest’area del Cilento – e raccontano di una condizione davvero devastante, non solo per ciò che concerne le attività agricole, le difficoltà che creano agli agricoltori, ai proprietari terrieri, costretti a recintarsi come dovessero difendersi da un esercito di Lanzichenecchi. Non solo questo i cinghiali stanno cerando gravissimi problemi e le statistiche parlano chiaro, considerate che solamente nel 2023, si sono registrati in Italia qualcosa come 171 incidenti automobilistici, con oltre 70 decessi, e più di 225 persone ferite gravemente, parlo del 2023. Nel 2025 questa statistica si è quasi duplicata, questo è molto significativo anche relativamente agli attacchi che si sono prodotti da cinghiale su uomo, nel 2023 ce ne sono stati 13, 14 nel 2024, ben 18 nel 2025, solo in questa parte del 2025, e parlo solo di quelli registrati ufficialmente, perché è chiaro che ci sono tanti altri momenti che non vengono ripresi dai mass media, non vengono posti a conoscenza delle comunità, quindi è giunto il momento di fare qualcosa.
Basta con questo ambientalismo becero, io mi ritengo un’ambientalista, non un’animalista, sono un fautore della “Wilderness”, non più di qualche anno fa sono stato promotore del riconoscimento di alcune aree “wilderness”, nel Comune di Petina, Pertosa e Auletta, quindi voglio dire sono uno dei promotori di quel pensiero, di quella filosofia che mira a conservare le aree nel loro aspetto più naturale, più selvaggio “wilderness” appunto, ma l’animalismo è tutt’altra cosa se non è supportato da un giusto livello culturale. La presenza del cinghiale così massiccia potrebbe in realtà rappresentare un importantissimo volano sotto il profilo economico e turistico per tutta l’area del Cilento.
In Toscana esistono aziende faunistico venatorie che fanno da grande richiamo turistico, ripeto, per cacciatori con la c maiuscola, per cinofili, che con le famiglie intere si spostano; quindi voglio dire da noi il cinghiale potrebbe diventare un motivo reale di per produrre lavoro, per produrre economia, al di là delle filiere di carne, qualcuno potrebbe obiettare sì ma il Parco ha già i selecontrollori, i selecontrollori in nessun modo possono arginare questo problema così massiccio per come è organizzo il selecontrollo in Provincia di Salerno e nello specifico nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
I dati
Quindi maggiore serenità, maggiore volontà di imprending, di arginare questo fenomeno, e di farlo in maniera definitiva prima che avvengano casi davvero drastici, perchè in quel caso in molti si chiederanno la colpa di chi è?. Un ultima cosa per tornare ai dati statistici, ben 8 persone su 10 sarebbero favorevoli, parlo dell’area del Cilento, all’apertura della caccia, intendo braccate fatta in maniera mirata, nell’area del Parco, al fine di poter intervenire su questo impegnativo problema. Va risolto, molti sono soliti dare la colpa di questo aumento di questo così importante dei cinghiale proprio ai cacciatori, che lo avrebbero immesso 30 anni fa, io non so se è così, può anche darsi che siano stati immessi elementi non autoctoni, può anche darsi che la colpa sia di quei cacciatori di 30 anni fa, ma nei fatti i problema esiste oggi e quindi va affrontato oggi, una volta per tutte.
Lo dico come cittadino di Gioi costretto ad incontrare i cinghiali quasi tutte le sere, lo dico come persona che è stata attaccata da un cinghiale e sa che cosa significa, e lo dico come Dirigente di Settore della Guardia Agroforestale che intende impegnarsi a fondo su questo problema intervenendo oggi sul Sindaco di Gioi, domani sugli altri sindaci, e poi ancora sulla Provincia, e poi ancora sulla Regione se sarà necessario in maniera da tentare tutti insieme di risolvere questo annoso ormai problema prima che diventi irrisolvibile”.