Il 7 settembre 1943 il sommergibile Velella veniva affondato al largo di Castellabate, causando la morte di 52 giovani marinai. In occasione dell’82° anniversario, l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia di Castellabate organizza domenica una cerimonia commemorativa alla presenza di autorità civili e militari, oltre a rappresentanti di associazioni d’arma provenienti da diverse regioni italiane.
In quei giorni, l’Italia viveva un momento di profonda trasformazione. La caduta del regime fascista e la proclamazione dell’armistizio da parte del generale Badoglio avevano acceso speranze diffuse nella popolazione, illusa di vedere presto la fine della guerra. Tuttavia, l’euforia si mescolava a un clima di incertezza e confusione. Proprio in questo contesto si consumò la tragedia del Velella.
La missione e l’affondamento
Partito dal porto di Napoli nel pomeriggio del 7 settembre, il Velella aveva ricevuto l’ordine di contrastare lo sbarco delle forze alleate nel Golfo di Salerno. Navigando nei pressi dell’Isola di Licosa, fu intercettato e silurato dal sommergibile britannico HMS Shakespeare, che stazionava in quel tratto di mare.
Il colpo fu fatale. Il Velella si inabissò rapidamente, portando con sé l’intero equipaggio. I marinai, rimasti ai loro posti di combattimento, affrontarono con coraggio e rassegnazione il destino, consapevoli che nessuno sarebbe venuto in loro soccorso.
Il dolore delle famiglie e il peso del silenzio
L’armistizio era stato firmato poche ore prima, ma mantenuto segreto per ragioni strategiche. Questo ritardo nella comunicazione alimenta ancora oggi il rimpianto per una tragedia forse evitabile. Madri, mogli e figli attesero invano il ritorno dei loro cari, inghiottiti dal mare in un momento cruciale della storia italiana.
Il relitto del Velella giace ancora sui fondali, custode silenzioso delle salme dei marinai. Alcuni ipotizzano la possibilità di un recupero e di una sepoltura ufficiale, ma tale proposta si scontra con le tradizioni militari internazionali, che considerano il mare la dimora eterna di chi ha sacrificato la propria vita tra le onde.
Memoria e onore
In quello specchio d’acqua, teatro di eventi decisivi per le sorti del conflitto, regna oggi il silenzio degli abissi. Un silenzio che continua a raccontare il coraggio e il senso del dovere dei 52 marinai del Velella, protagonisti di numerose missioni nel Mediterraneo e nell’Atlantico. La commemorazione di Castellabate rinnova il tributo a questi uomini, esempio di dedizione e sacrificio.