È finita l’era delle trappole elettroniche. O almeno, questo è l’obiettivo dichiarato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con la pubblicazione, avvenuta pochi giorni fa, dell’elenco nazionale dei dispositivi di controllo della velocità.
Una mossa che segna lo spartiacque tra il vecchio modo di intendere la sicurezza stradale — spesso confuso con la sicurezza di bilancio degli Enti locali — e una nuova disciplina basata su trasparenza, omologazione e regole ferree.
Il risveglio traumatico per i comuni esclusi
Il nuovo “Decreto Autovelox“, entrato pienamente in vigore operativa con il censimento di novembre 2025, non si limita a censire le postazioni: le giudica. E per molti Comuni italiani, per le opposizioni abituati a far quadrare i conti con le multe a raffica, il risveglio rischia di essere traumatico.
Prova ne sono Agropoli, Rutino e più di recente Buonabitacolo, tutti comuni che hanno installato, o annunciato l’intenzione di posizionare, dispositivi per il controllo elettronico di velocità. Al momento nessuno di questi comuni rientra nel censimento del Ministero.
Il nodo cruciale dell’omologazione
In realtà già le nuove norme avevano imposto vincoli stringenti che avevano indotto gli enti locali a fare un passo indietro: lo stop agli autovelox sotto i 50 km/h aveva già infranto le aspettative di alcuni comuni, come quelli siti lungo la Cilentana. Ma il vero nodo, quello che sta facendo tremare le scrivanie dei sindaci e dei comandanti della Polizia Locale, è la distinzione tra approvazione e omologazione. Per anni, i Giudici di Pace hanno annullato verbali emessi da apparecchi semplicemente approvati dal Ministero ma non omologati secondo i rigorosi standard metrologici richiesti dalla Cassazione.
Ora, il database del MIT rende pubblico lo stato di ogni singola macchinetta. Se un dispositivo non è in regola con i nuovi decreti attuativi, non può sanzionare.
La situazione in provincia di Salerno
Se a livello nazionale la riforma è una scossa, in provincia di Salerno rischia di essere un vero e proprio terremoto.
Il territorio salernitano, per morfologia e gestione amministrativa, ha avuto apparecchi che hanno garantito sicurezza, ma anche incassi record.
Non solo la Cilentana ma anche la SS 18 Tirrena Inferiore ha visto gli automobilisti costretti a guidare con un occhio alla strada e uno al ciglio, per paura del flash. Proprio qui la Polizia Locale di Capaccio Paestum potrà continuare a fare verifiche: tra gli autovelox censiti ci sono il Velomatic e il Telelaser in dotazione al comando.
Anche i caschi bianchi di Sarno e Nocera Superiore risultano in regola mentre dovranno ancora superare l’esame l’Unione dei Comuni Paestum Alto Cilento e i vigili di Eboli che solo pochi mesi fa hanno sanzionato decine di automobilisti soprattutto sulla SS19 per garantire massima sicurezza.
I controlli statali e la verifica del cittadino
Laddove non potranno – per ora – gli enti locali, riuscirà la Polizia di Stato che ha 10 apparecchi Tutor 3.0 sulla A30 Caserta (5 sulla corsia Nord e altrettanti a Sud).
A questi autovelox si aggiungono poi quelli presenti sul raccordo Salerno – Avellino, nei comuni irpini di Montoro e Solofra.
Per molti automobilisti salernitani, la pubblicazione della lista è una vittoria di civiltà giuridica. Da oggi, collegandosi al sito del MIT, chiunque potrà verificare se l’occhio elettronico che lo ha multato aveva le carte in regola per farlo. La lista, però, sarà certamente aggiornata e tra sicurezza e necessità di fare cassa l’elenco ministeriale è destinato ad aggiornarsi, tra box fissi e apparecchi mobili.
