Segnali poco rassicuranti emergono per il presente e per il futuro prossimo dell’aeroporto Salerno Costa d’Amalfi. Se la stagione IATA winter 2025/2026 aveva già fatto suonare un primo campanello d’allarme, l’avvicinarsi della summer 2026 porta con sé conferme che destano preoccupazione tra gli addetti ai lavori. Il network dello scalo, infatti, si sta progressivamente svuotando proprio nella fase temporale in cui sarebbe stato necessario un consolidamento delle attività.
Il ritiro delle principali compagnie aeree
Nello spazio di poche settimane, lo scenario operativo ha subito drastici cambiamenti. Sono state registrate le cancellazioni delle rotte estive di EasyJet da e per Ginevra e Berlino, collegamenti che erano stati inizialmente previsti per il periodo compreso tra giugno e agosto. Il vettore arancione, inoltre, non ha rimesso in vendita il collegamento con Londra Gatwick.
Il quadro dei tagli si allarga anche ad altri operatori: Ryanair non ha riproposto la rotta per Torino, mentre a chiudere il cerchio è intervenuta British Airways. La compagnia di bandiera britannica ha imposto lo stop al suo volo su Gatwick, una decisione peraltro anticipata a fine marzo e programmata per una durata di sei mesi.
La contraddizione tra domanda e offerta
Questi segnali evidenziano una perdita di slancio commerciale che appare paradossale se confrontata con la risposta dell’utenza. I dati raccolti, costantemente monitorati insieme all’associazione FlySalerno, dimostrano che il calo dell’offerta non è imputabile alla domanda: i tassi di riempimento e i livelli tariffari di queste rotte sono stati giudicati pienamente soddisfacenti.
Nel complesso, il roaster di rotte dell’estate 2025 ha generato numeri importanti, facendo registrare oltre 100.000 passeggeri a Salerno nei soli mesi di luglio e agosto. La criticità, pertanto, non risiede nella capacità dell’aeroporto di generare traffico, ma sembra derivare dall’assenza di una strategia commerciale e territoriale idonea a “trasformare la domanda potenziale in domanda stabile”.
I dati negativi e il confronto con l’anno precedente
A confermare il trend negativo interviene un dato oggettivo: il confronto dei movimenti tra ottobre 2024 e ottobre 2025 segna un -9%, una flessione che appare destinata ad aggravarsi ulteriormente nei mesi di novembre e dicembre. Le proiezioni indicano che, anche nell’ipotesi di vendita di tutti i posti disponibili (poco più di diecimila al mese), si raggiungerebbe a malapena il 30% del traffico registrato dodici mesi prima.
