Cilento

Rofrano, sindaco condannato per pedopornografia: ecco le motivazioni della sentenza

"Non credibile che da una navigazione su comuni siti porno possano aprirsi involontariamente oltre 500 siti di natura pedopornografica"

Carmela Santi

4 Dicembre 2018

“Risulta senz’altro singolare e pertanto non credibile che da una navigazione su comuni siti porno possano aprirsi del tutto involontariamente e così agevolmente oltre 500 siti di natura pedopornografica e che altrettanto casualmente sia confluito sul computer dell’imputato un files contente circa 800 immagini di carattere pedopornografico”.

È scritto nero su bianco nelle motivazioni della sentenza di condanna del sindaco di Rofrano Nicola Cammarano. Il primo cittadino a chiusura del processo di primo grado celebrato presso il tribunale di Vallo della Lucania é stato condannato ad un anno di reclusione. La sentenza del presidente Gaetano De Luca è stata emessa nello scorso mese di luglio. Nei giorni scorsi sono state depositate le motivazioni.

“Non vi è alcun dubbio che il Cammarano abbia consapevolmente scaricato e detenuto il materiale confluito nella cartella denominata “video6”. E in quella cartella che la guardia di Finanza di Vallo della Lucania durante un controllo fiscale ritrovò il materiale pedopornografico. I fatti  risalgono al febbraio 2015. I militari dopo dei controlli nello studio da commercialista del sindaco, allargati poi alla sua abitazione, misero agli arresti il primo cittadino che per un giorno intero rimase rinchiuso a Vallo, con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico. Su un computer a lui in uso, all’interno del suo studio, vennero ritrovati file compromettenti riguardanti minori. Ad aprile 2016 si aprì il processo.

Nella sentenza di condanna si legge che “I dati esposti durante il dibattimento convergono tutti verso una consapevole condotta di scarico del materiale pedopornografico, l’imputato poi successivamente all’attività di download ha consapevolmente detenuto il materiale”. Ciò emerge in maniera lampante dalle stesse dichiarazioni dell’imputato che nel corso dell’esame ha affermato di avere aperto due o tre cartelle di essere stato particolarmente colpito da alcune foto che ritraevano una ragazzina e una donna più adulta e infine di aver lasciato tali foto sul computer quasi per una sorte di negligenza o dimenticanza”.

Nelle motivazioni si precisa poi “che l’imputato abbia aperto tali foto lo si desume anche da quanto riportato dal perito. Non solo le immagini sono state visualizzate da Cammarano ma vi sono anche sicuri indici del contenuto pedopornografico dei files rinvenuti in ingente quantità, da qui l’aggravante, come ad esempio la “inequivoca denominazione delle varie cartelle che appare a video all’apertura del file zippato e che di certo non è potuta passare inosservata all’imputato”. Sul computer del sindaco sono stati infatti trovati files denominati Sandra & Mom Nude, Newstar Bambi, Loli. Se è vero che l’imputato non aveva intenzione di procurarsi materiale di tale genere avrebbe dovuto quanto meno allarmarsi una volta appreso il contenuto illegale e deprecabile delle immagini scaricate adoperandosi quantomeno alla loro rimozione.  Entrando nel merito del contenuto pedopornografico delle immagini, contrariamente a quanto affermato dal perito informatico che operando una valutazione del tutto personale si dichiarava non in grado di esprimersi circa l’età delle ragazze, a parere dei giudici non vi è alcun dubbio che il materiale rinvenuto coinvolga inequivocabilmente soggetti minori ripresi in scene dal contenuto espressamente pedopornografico. Per le scene che l’imputato ha espressamente dichiarato di avere visualizzato raffigurano una mamma e una figlia che scherzano fra di loro. La ragazzina dai dieci ai dodici anni è raffigurata vicino ad una donna adulta in pose equivoche.

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