I domiciliari sono stati convertiti nell’obbligo di dimora nel comune di residenza, ma la libertà non è ancora garantita per Franco Alfieri, già sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, che resta ristretto presso la sua abitazione.
L’arresto di Franco Alfieri: 3 ottobre 2024
Il politico di Torchiara era stato arrestato un anno fa dalla Guardia di Finanza di Eboli nell’ambito di un’inchiesta su corruzione e appalti pilotati, insieme alla sorella Elvira, ai vertici della Dervit Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, al funzionario del Comune di Capaccio Carmine Greco e al suo ex capostaff Andrea Campanile. Per lui, prima il carcere, poi i domiciliari.
Leggi anche:
L’inchiesta della DDA di Salerno
E sarebbe libero oggi, con il solo obbligo di dimora, se non fosse che nel marzo scorso la Procura di Salerno – Direzione Distrettuale Antimafia – ha emesso un’altra ordinanza di custodia cautelare per dieci indagati. L’ipotesi di reato è il voto di scambio politico-mafioso.
Al centro dell’inchiesta vi sono le elezioni politiche del 2019 a Capaccio Paestum e i rapporti tra Franco Alfieri e Roberto Squecco, condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso. Anche in quel caso, per Alfieri è stata disposta la misura degli arresti domiciliari, tuttora in vigore.
Franco Alfieri resta ai domiciliari
A un anno dal primo arresto, dunque, l’ex amministratore non può ancora tornare in libertà: resta l’ulteriore misura preventiva. Per Franco Alfieri, un anno tra detenzione (prima in carcere poi domiciliare) e tribunali.
La sua carriera politica è stata interrotta all’apice, quando era sindaco di Capaccio Paestum, da poco rieletto per il secondo mandato, e presidente della Provincia, fedelissimo del governatore Vincenzo De Luca e principale punto di riferimento nell’area a sud di Salerno.
L’opinione pubblica si divide su di lui: tra innocentisti, che temono un grande errore giudiziario come già accaduto ad altri amministratori, e colpevolisti, soprattutto tra i suoi avversari politici.