Cronaca

Chiesta condanna a 8 anni per l’ex sindaco di Battipaglia nel processo sugli appalti e i Casalesi

Formulate le accuse da parte del Pm al termine del dibattimento. Tra le accuse corruzione, abuso d'ufficio, concussione e turbativa d'asta

Redazione Infocilento

15 Maggio 2025

Giovanni Santomauro

Nel corso dell’ultima udienza del processo che vede imputato l’ex sindaco di Battipaglia, Giovanni Santomauro, e altre 17 persone, il pubblico ministero Elena Cosentino ha chiesto una condanna a 8 anni di reclusione per l’ex primo cittadino.

Le accuse

Santomauro è accusato di far parte di un presunto patto che vedrebbe coinvolto anche il clan dei Casalesi per la gestione degli appalti pubblici nel comune salernitano. La richiesta è stata avanzata davanti al collegio della prima sezione penale, dopo le dichiarazioni difensive dell’ex sindaco che hanno concluso la fase istruttoria del dibattimento.

Dettagli delle richieste di pena per gli altri imputati

Il pm Cosentino ha formulato richieste di pena specifiche anche per gli altri imputati, ovvero dirigenti e imprenditori, questi ultimi ritenuti vicini al clan dei Casalesi e coinvolti nella realizzazione di lavori pubblici a Battipaglia.

Le accuse contestate, a vario titolo, includono corruzione aggravata, abuso d’ufficio, turbativa d’asta, concussione e intestazione fittizia di beni. L’inchiesta prese il via a seguito della denuncia di un dipendente comunale.

Accusa di concussione sessuale per l’ex sindaco Santomauro

Oltre ai reati legati alla gestione degli appalti, Santomauro, difeso dall’avvocato Cecchino Cacciatore, è accusato anche di concussione sessuale. Secondo la tesi della Procura, l’ex primo cittadino avrebbe offerto posti di lavoro a giovani donne disoccupate in cambio di prestazioni sessuali. Accuse, queste, smentite dall’ex amministratore.

Al centro del processo gli appalti per la casa comunale e altre opere pubbliche

Il fulcro del processo riguarda i lavori di completamento della casa comunale di Battipaglia, una serie di opere edili e la messa in sicurezza dell’incrocio tra via don Minzoni e via Belvedere, per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro. Secondo l’accusa, questi lavori sarebbero stati aggiudicati in modo illecito ad aziende gestite, direttamente o indirettamente, dal clan dei Casalesi.

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