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Cilento

Agropoli: a 50 anni dalla realizzazioni un vincolo di tutela sulle 7 opere d’arte della scuola Landolfi

Ernesto Apicella

7 Giugno 2021

Nel 1971, con l’Amministrazione Maurano, ai sensi della legge 717 del 1949, che prevedeva la realizzazione di opere d’arte negli edifici pubblici di nuova costruzione, nell’edificio del I° Circolo Didattico “Gino Landolfi” furono collocati sette pannelli ceramici di grandi dimensioni. Delle sette Opere d’Arte, quattro furono dipinte dall’artista Diana Franco e posizionate sulle pareti esterne dell’edificio; le altre tre, dipinte dagli artisti Domenico Trasi, Piero Viti e Giulio Infante, furono posizionate all’interno, rispettivamente al primo, secondo e terzo piano.
A distanza di cinquant’anni, penso che sia opportuno, consapevole della sensibilità culturale del Sindaco Dott. Adamo Coppola, che queste notevoli Opere d’Arte, già patrimonio comunale, siano poste sotto vincolo e tutela.
Il tutto per evitare che in futuro possano essere, involontariamente, danneggiate o distrutte. Allo stesso tempo, la tutela ci consentirebbe di valorizzare un nostro edificio scolastico, già sede di cultura, elevandolo a piccolo Museo d’Arte agropolese.
Vi propongo una breve scheda degli artisti e dei sette pannelli ceramici.

Diana Franco

Diana Franco nasce a Napoli nel 1929 da una famiglia di artisti. Negli anni ’50 si abilitò all’insegnamento di arte, pittura e ceramica presso il Magistero di Napoli e ricoprì la cattedra di Discipline Pittoriche. Insegnò pittura, disegno dal vero, educazione visiva e divenne curatrice del laboratorio di ceramica presso l’Istituto d’Arte Palizzi di Napoli.

Ha vissuto il ‘900 subendone influenza e fascino, attraversando correnti come il Futurismo, aeropittura, arte nucleare, pop art, concettuale. Ispirandosi a ogni corrente e spesso anticipando tempi e segni. Dominando stili e tecniche, ha saputo creare uno stile personale dal tratto inconfondibile forte e deciso. Ha collaborato con noti architetti alla decorazione artistica di strutture pubbliche e private, aggiudicandosi la vincita di molteplici concorsi pubblici su bando nazionale. E’ molto apprezzata in Brasile, dove ha vissuto per alcuni anni. Ma è soprattutto la nostra regione Campania che conserva numerose opere di Diana Franco, alcune delle quali sono attualmente oggetto di restauro per la conservazione del patrimonio pubblico e fanno parte della tutela ministeriale dei Beni della Soprintendenza. Nel 1971, le venne assegnato dalla Prefettura di Salerno il “Premio Agropoli” con la seguente motivazione: “Negli anni Sessanta e Settanta si dedica a opere di abbellimento architettonico, nella convinzione secondo cui l’arte ha una missione pedagogica e culturale attraverso cui diffondere e mantenere viva la cultura”.

L’Universo e le scoperte astronomiche (?). (Pannello: H. mt. 2.40 x B. mt. 2.40)
L’Universo e le scoperte astronomiche (?). (Pannello: H. mt. 2.40 x B. mt. 2.40)
Arti e Scienze del nostro patrimonio culturale (?).
(Pannello: H. mt. 2.40 x B. mt. 2.40)
San Francesco d’Assisi predica ai pesci. (Pannello: H. mt. 2.80 x B. mt. 2.10)

Domenico Trasi nato a Salerno nel 1915. Artista di levatura nazionale, ha partecipato con successo dal 7 marzo al 31 maggio 1953, alla mostra “L’arte nella vita del Mezzogiorno d’Italia. Mostra di arti figurative e di arti applicate dell’Italia meridionale“, tenutasi a Roma nel Palazzo delle Esposizioni. Una mostra, pensata quale “Rassegna dei valori artistici del Mezzogiorno d’Italia” allo scopo di valorizzarne le energie artistiche e promuoverne i talenti. Comprendeva due sezioni: arti figurative (pittura, scultura e bianconero) e arti applicate (artigianato artistico nelle sue più diverse declinazioni, dalle oreficerie ai metalli, ai cammei alle ceramiche, ai tessuti e ricami). Nel 1956,era tra gli artisti della “Mostra d’Arte Sacra” nel Tempio di Pomona a Salerno, con un quadro dedicato a San Francesco d’Assisi. Alcuni suoi dipinti sono presenti nella Collezione d’Arte della Camera di Commercio di Salerno. Ha pubblicato nel 1980 il libro: “Gesù il Cristo Risorto…“. Nel 1971 ha realizzato l’opera ceramica presente nell’edificio del I° Circolo Didattico “G.Landolfi” di Agropoli. 

Sermone di San Francesco d’Assisi agli agropolesi (?), particolare. (Pannello: H. mt. 1.60 x B. mt. 3.20)

Piero Viti

Piero Viti nasce a Volterra (Pisa) nel 1931. Studia sotto la guida di Mino Trafeli, che lo definisce “ingegnere artistico”. Viti inizia a creare negli anni quaranta disegni che indagano i rapporti tra arte e scienza, tema cardine della sua poetica, sviluppato talvolta in maniera così avveniristica da non essere compreso. Si occupa della ricostruzione del Teatro Romano di Volterra. Sin dal 1953 esperimenta “oggetti-progetti” e “gelo-disgelo” come piazzamenti plurisignificanti della scultura. Negli anni Settanta entra a far parte del Circolo Culturale  “Il Moro” di Firenze, ricoprendo la mansione di coordinatore per il collegamento di Centri Autogestiti in Italia. “È proprio negli anni Settanta – scrive Valeria Bruni – che Viti individua in maniera ineccepibile, il percorso da seguire rivendicando certe scoperte precedenti e sperimentando nuove soluzioni formali”.       Ha fatto parte del Centro Modigliani, del Centro Arteria e dell’Ottovolante fino a tutto il 1990. La sua attività espositiva personale inizia nel 1954 con la mostra “Oggetti Progetti”, a Volterra, curata da Mino Lazzeri e Mino Trafeli a cui segue nel 1972 “Viti la macchina e la natura”, Maire De Gagny, Parigi, curata da Umberto Baldini. Tre anni dopo, Viti presenta una personale, a cui seguono le mostre alla Galleria Schettini a Milano; al Castello dei Conti Guidi a Poppi (Arezzo); alla Galleria Volta dei Peruzzi, a Firenze; al Palazzo dei Diamanti a Ferrara; a Palazzo Strozzi a Firenze.

La civiltà umana, dalle origini ad oggi (?). (Pannello: H. mt. 1.60 x B. mt. 3.20)

Guido Infante  

Nato ad Orria Cilento nel 1930, inizia da bambino a lavorare presso le faenzere di Vietri compiendo l’apprendistato alle manifatture ICS, Faenzarella, Avallone, ICAM. 
Ormai formato, si sposta a Roma dove trova lavoro come collaboratore dello scultore Amerigo Tot.
Nel 1952 ritorna a Napoli, lavorando presso la manifattura Ceramiche Artistiche Napoletane e dove conosce Mariano Riparini, con il quale, intorno alla metà degli anni Cinquanta apre un laboratorio di ceramica.    La società dura solo pochi mesi e Guido Infante presto rimane unico proprietario della ditta.
A partire dalla seconda metà del decennio, all’attività artigianale Infante affianca quella artistica e didattica. Dagli anni Settanta, la produzione diventa prettamente scultorea e alla maiolica viene privilegiato l’uso del gres e della cottura ad alta temperatura.

Rivoluzione industriale (?). (Pannello: H. mt. 2.00 x B. mt. 3.20)

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