
Oggi vi racconterò una storia straordinaria che vede come protagonista un giovane agropolese vissuto nel XVII secolo.
Sul giornale letterario illustrato della Domenica “La Tavola Rotonda”, del 1893, a pagina 2 si legge: “C’era una volta, forse duecento anni fa, in Napoli, un mascalzonaccio zoccolante, il quale di peccati mortali ne avea…Fu d’Agropoli…”.
In seguito, continuando la sua vita da “ribaldo”, fu spedito a Napoli, dove: “Non tutti i frati del Convento erano stinchi di santi. Ma un diavolo incarnato non s’era mai visto nell’Ordine”. Frate Stefano d’Agropoli dove varie truffe, ruberie e misfatti al gioco del Lotto, si imbarcò su una galea barbaresca e, rinnegando Cristo, abbracciò la fede musulmana, facendosi chiamare Alì. Con le sue gesta da pirata, divenne famoso e ricco, tanto da acquistare un fastoso palazzo con cento eunuchi e cento schiave. Ma durante una scorreria sulle coste italiane, il brigantino dell’Agropolitano fu affondato da due galee maltesi.
Alì (Frate Stefano d’Agropoli) fu ferito mortalmente e al buon sacerdote che voleva salvare quell’anima, l’Agropolitano rispose: “Hai sbagliato rettorica, per questo Cristo ebbi a farmi turco”.