Approfondimenti

“Il settore non si è mai fermato, abbiamo lavorato in perdita”

Parla Domenico De Rosa, CEO del gruppo Smet

Comunicato Stampa

25 Maggio 2020

«Trasporti e logistica sono stati dimenticati dal Governo: nessuna misura è stata adottata a sostegno di questi settori». Domenico De Rosa, CEO del gruppo Smet e presidente del gruppo autostrade del mare di ALIS, l’associazione che riunisce le imprese della logistica, denuncia le difficoltà del settore lasciato da solo ad affrontare costi alti, dogane ostili, il sacrificio e la paura di contagio degli autisti. De Rosa guida il primo gruppo intermodale d’Italia, con sede a Salerno, che nel 2019 ha realizzato un fatturato di 450 milioni con oltre 2 mila dipendenti e una fiotta di 5.500 unità di carico.

«Sono profondamente amareggiato per la disattenzione registrata – aggiunge – Parliamo di un settore che meriterebbe ben altra attenzione: rappresenta infatti il 10% del PIL nazionale ed è strategico per il Paese, come è stato evidente proprio negli ultimi due mesi durante la grave emergenza COVID».

È vero, parliamo di una delle poche attività e servizi che non si sono fermati, anzi hanno assicurato la consegna dei generi necessari nei negozi rimasti aperti e quindi ai cittadini.

«Fermati no, assolutamente. Ma abbiamo lavorato con grande difficoltà. In poche parole abbiamo dovuto garantire le consegne, pur lavorando con mille ostacoli. Smet, ribadisco, ha continuato a operare in maniera regolare offrendo il trasporto come sempre, e servizio intermodale, marittimo, ferroviario e stradale. Anche a costo di grandi inefficienze».

Quali?

«In primo luogo, direi che abbiamo lavorato in perdita. E non esagero. Poiché è del tutto saltato lo schema dei bilanciamenti dei flussi nazionali e internazionali. Mi spiego. Le diverse regolamentazioni di lockdown nei diversi Paesi e la ridotta e difficile mobilità internazionale ci hanno penalizzato molto. Abbiamo avuto a esempio la Spagna che ha continuato a produrre ed esportare anche in Italia. Ma qui in Italia, dove il lockdown è stato più rigido, non c’era merce da trasportare perché il camion o il treno ritornassero carichi in Spagna. In Germania e accaduto altrettanto. Insomma, gli altri Paesi europei hanno adottato chiusure selettive, il motore è rimasto acceso, mentre in Italia la chiusura è stata quasi totale».

Come quantificate le perdite di cui lei parla?

«Abbiamo subito una perdita di efficienza dei trasporti quasi del 100%. Poiché sono cresciuti i costi rispetto ai ricavi. Ma poi c’è anche altro. Nei giorni della grande diffusione del virus abbiamo cercato di dare fiducia e sicurezza agli autisti, ma eravamo molto preoccupati. E poi i tir e la merce bloccati alle dogane. È stato un incubo».

È partita la fase 2, registrare una inversione di tendenza?

«È una fase delicatissima la ripartenza, per i numerosi rischi che comporta. Del resto c’era bisogno di rimettere in moto il Paese, sia pure gradualmente. Mi auguro che tutti sappiano adottare con rigore le misure di sicurezza nel rispetto delle prescrizioni di legge. Senza dubbio, un secondo lockdown colpirebbe in maniera irreparabile l’economia in Italia».

Come viene tutelata in un’azienda di trasporto e logistica la sicurezza dei dipendenti?

«Abbiamo chiaramente adottato i dispositivi di sicurezza prescritti e invitiamo il personale che lavora per il gruppo a rispettare il distanziamento. Ma sono anche dell’idea che dobbiamo guardare in avanti e adottare modus vivendi e operandi nuovi per evitare la diffusione del contagio. In questa chiave ritengo che si debba incrementare il trasporto intermodale. E senza dubbio questo è un obiettivo del gruppo Smet».

In che senso?

«Il trasporto intermodale comporta un minore coinvolgimento di persone per ciascun viaggio. Su una nave con un equipaggio di circa 15 persone, viaggiano fino a 250 camion. Se invece si sceglie il treno, è possibile caricarvi 32 camion. È chiaro che in questo modo si evitano contatti e quindi contagi».

Smet dunque, punterà sull’intermodalità?

«È la strada che abbiamo intrapreso da tempo. Nel 2019 il 50% del nostro traffico era intermodale. Nel 2020 raggiungeremo l’80% e per fine 2021 puntiamo al 100%».

Oggi di cosa ci sarebbe bisogno per imboccare la strada della ripresa?

«Partiamo dai crediti da riscuotere. La norma che impone i pagamenti entro 60 giorni è stato oggetto di forte speculazione: causa epidemia i pagamenti sono stati rinviati, anche i pagamenti per servizi prestati prima del COVID. E noi aziende di autotrasporto siamo diventare una sorta di fisarmonica finanziaria per imprese manifatturiere e per distributori. Per ovviare a questo ulteriore problema abbiamo proposto di rendere indeducibile il costo del trasporto per coloro che lo pagano oltre la scadenza. Aspettiamo qualche

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