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Balneabilità del mare: emerse criticità in tre punti del litorale del Cilento

Arrivano i divieti di balneazione

A cura di Ernesto Rocco
Pubblicato il 6 Maggio 2018
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Spuntano dei divieti di balneazione lungo il litorale del Cilento, da Capaccio a Sapri. E’ quanto emerso dagli ultimi rilevamenti dell’Arpac.

Da aprile l’Agenzia per la protezione ambientale della Campania ha ripreso il monitoraggio sulle 330 acque di balneazione in cui è suddiviso il litorale campano riscontrando alcune criticità in tratti di mare classificati come balneabili all’inizio del 2018. In particolare si sono registrati degli sforamenti dei limiti di legge per quanto riguarda i parametri microbiologici (Escherichia coli ed Enterococchi intestinali) che determinano appunto la balneabilità delle acque. L’agenzia ambientale ha fornito tutte le indicazioni ai Comuni interessati da questi sforamenti, affinché adottino le idonee misure di gestione in modo da garantire la balneabilità dei tratti di mare in questione, in vista dell’estate imminente.

I controlli eseguti dall’Arpa Campania sono quelli cosiddetti “pre-stagionali”, eseguiti immediatamente prima della stagione balneare che va ufficialmente dal primo maggio al 30 settembre. E’ in questo contesto che sono risultati fuori dai limiti normativi 23 campioni (circa il 6 percento). In alcuni casi, vedi lungo il litorale napoletano, la contaminazione interessa acque già vietate alla balneazione, perché risultate di qualità “scarsa” all’ultima classificazione (deliberazione di Giunta regionale n. 779 del 12 dicembre 2017). Si tratta delle acque dei tratti di costa noti come “Villaggio agricolo” a Castelvolturno, “San Giovanni a Teduccio” e “Pietrarsa” a Napoli, “Nord Foce Sarno” a Torre Annunziata e “Villa Comunale” a Castellammare di Stabia.

Altri casi di “sforamento” riguardano acque di nuova classificazione: acque, cioè, che in passato erano inquinate ma che poi, a seguito di documentato risanamento, erano state classificate di nuovo come balneabili.

Infine ben undici esiti analitici sfavorevoli sono stati registrati in tratti di mare a tutti gli effetti balneabili, perché di qualità sufficiente, buona o eccellente. E’ in questo contesto che rientrano anche tre tratti del litorale cilentano. Si tratta di “Ponte di Ferro” a Capaccio Paestum, tratto “Nord Foce Alento” a Casal Velino, infine tratto “Testene” ad Agropoli.

Per tutte queste situazioni, Arpac ha attivato controlli supplementari e sopralluoghi, anche da terra, per chiarire le cause della contaminazione. In tutti questi casi, la natura dell’inquinamento è microbiologica (contaminazione fecale). “Tuttavia – fanno sapere dall’Agenzia – visto che non ha piovuto a ridosso dei giorni di prelievo, non si può chiamare in causa il meccanismo del troppo pieno: quel sistema, cioè, che in caso di copiose precipitazioni fa defluire a mare anche una parte di acque nere, per evitare danni alle condutture”. Verranno dunque eseguiti prelievi supplementari per verificare se l’inquinamento è rientrato. “Probabilmente – spiegano dall’Arpac – per Capaccio (“Ponte di Ferro”) rientrerà il divieto al prossimo campionamento perché si ha evidenza che il Comune sta provvedendo alla rimozione della causa dell’inquinamento, dovuto probabilmente alla rottura di un canale”.

Laddove i prelievi supplementari hanno dato esiti sfavorevoli, invece, il sindaco dell’amministrazione comunale di competenza ha il compito di emettere un provvedimento di divieto temporaneo di balneazione, che potrà revocare dopo la rimozione delle cause dell’inquinamento, e a seguito di esiti favorevoli dei prelievi successivi.

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TAG:Agropoliarpaccapaccio paestumcasal velinoCilentoCilento Notizieinquinamento
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