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Maxi operazione della Polizia Postale: scoperto materiale pedopornografico in rete

Ex fidanzati, sorelle e familiari inviavano in chat private foto di minori

A cura di Comunicato Stampa
Pubblicato il 10 Febbraio 2018
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Ex fidanzati, sorelle e familiari inviavano in chat private foto di minori

Nella mattinata odierna, Ufficiali di Polizia Giudiziaria in servizio presso la Polizia Postale e delle Comunicazioni, hanno completato l’esecuzione di 37 decreti di perquisizione personale, domiciliare e informatica nei confronti di diversi soggetti, operanti sull’intero territorio italiano, nonché il sequestro delle conversazioni effettuate attraverso un noto sito internet, disposti dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, all’esito di una complessa attività di indagine condotta in ordine ai delitti di divulgazione e di detenzione di materiale pedopornografico.

Da tempo la Polizia Postale e delle Comunicazioni era sulle tracce degli ideatori dell’archivio informatico, denominato ‘La Bibbia’, alimentato da immagini pedopornografiche acquisite (a volte anche mediante sottrazione dai social network) con diverse modalità. Le perquisizioni disposte dalla Procura di Salerno in 14 Regioni (Campania, Lazio, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia, Calabria, Marche, Abruzzo, Toscana, Liguria, Trentino Alto Adige e Veneto) hanno impegnato circa 200 ufficiali di PG della Polizia Postale coordinati dal Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia online del Servizio Polizia delle Comunicazioni di Roma.

In particolare, la complessa attività investigativa, interamente svolta dalla Sezione di Salerno della Polizia Postale, a seguito di segnalazione di un cittadino relativa alla presenza, nel deepweb, di un archivio denominato ‘labibbia3.0’, contenente ingente materiale pedopornografico, culminava nel rinvenimento, nella catalogazione dei files illeciti e nella individuazione di coloro che, nel tempo, avevano costituito, divulgato e implementato le cartelle informatiche. Si tratta di circa 50 persone che, mediante chat private, erano solite scambiare materiale pedopornografico, al fine di arricchire l’archivio (attualmente giunto alla versione 5.0). Le investigazioni hanno consentito di appurare che ‘La Bibbia’ è un maxi archivio telematico contenente migliaia di file di fotografie e video ritraenti donne, prevalentemente adolescenti, che si mostrano nude e in pose provocanti.

Il materiale è catalogato minuziosamente: ogni cartella ha, infatti, un titolo per agevolare la consultazione, quali ‘Bagasce con nome e cognome’, ‘Bagasce senza nome’, ‘Le lnstacagne’, ‘Non sapevo che fossi minorenne’. In alcuni casi, poi, sono riportati tutti gli elementi utili per la identificazione del soggetto ritratto (nome, cognome, numero di telefono, indirizzo e-mail, città di residenza e così via); in altri, non sono pubblicate informazioni private; in altri ancora, le fotografie sono state acquisite da social come Instagram.

A conclusione delle investigazioni, è stato possibile ricostruire l’apporto dato all’archivio informatico da tutti i partecipanti alla chat, identificando coloro che inviano: fotografie dell’ex fidanzata; fotografie della sorella minore di 12 anni; fotografie estrapolate dai supporti tecnici (telefoni e computer) da riparare (in quanto tecnico di un centro assistenza; le immagini sottratte dai profili pubblici di ragazze minorenni contribuendo, così, all’implementazione delle cartelle dell’archivio pedopornografico.

Le condotte illecite contestate agli indagati non possono, però, semplicemente essere ricondotte alla sola creazione del più grande archivio pedopornografico e pornografico sul territorio nazionale – rinvenibile tanto nel deepweb tanto nel web in chiaro – ma anche nell’annientamento psicologico delle giovani vittime ritratte nelle foto e nei video. L’obiettivo ulteriore degli indagati, consisteva, infatti, nel rendere possibile, attraverso l’identificazione, ogni forma di molestia e di gogna mediatica. Per quanto emerso dall’analisi delle conversazioni gli internauti, oltre a fornire il materiale pedopornografico, inviavano ogni informazione utile all’individuazione della vittima.

Le attività eseguite su tutto il territorio nazionale hanno confermato le iniziali ipotesi investigative, consentendo la denuncia dì 33 persone per i reati di detenzione di materiale pedopornografico, l’arresto in flagranza, per il reato di detenzione di ingente quantità di materiale pedopornografico di 2 indagati e un arresto per produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope, oltre al sequestro di centinaia di supporti informatici contenenti migliaia di file pedopornografici che saranno sottoposti ad analisi tecniche.

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