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Ernesto Lama: un vivianeo del teatro napoletano.

Intervista a Ernesto Lama, attore di “Teatro del porto”, in scena il 25 e il 26 Gennaio al Teatro Eduardo De Filippo di Agropoli.

A cura di Barbara Maurano
Pubblicato il 28 Gennaio 2017
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Intervista a Ernesto Lama, attore di “Teatro del porto”, in scena il 25 e il 26 Gennaio al Teatro Eduardo De Filippo di Agropoli.

Il 25 e il 26 Gennaio, al Teatro “Eduardo De Filippo” di Agropoli, è andato in scena ” Teatro del porto” di Massimo Ranieri. Conosciamo più da vicino il mondo del teatro grazie alle parole di Ernesto Lama, intervistato con la collaborazione di Gabriella Borrelli della Compagnia Stabile di Agropoli.

In “Teatro del porto” Ernesto Lama si fa notare per l’ecletticità e la bravura nell’interpretare i personaggi di Raffaele Viviani, gestisce il palcoscenico con la scioltezza tipica di chi ha fatto del teatro uno stile di vita.

Come nasce Ernesto Lama a teatro?

Ho iniziato a fare teatro da bambino, a 14 anni, nel 1979, con Roberto De Simone, fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare, autore de “La Gatta Cenerentola”. Ho militato una decina d’anni con lui. La mia fortuna è stata quella di iniziare nel teatro e non fermarmi mai. Lavoro con Ranieri dal 90, non in modo continuato ma è sempre un piacere lavorare con lui. Ho perso anche il conto degli spettacoli fatti insieme, penso più di dieci sicuramente.

In “Teatro del porto” e in tutte le opere di Viviani, lo spettatore assiste all’immagine di una Napoli alle prese con il problema del lavoro, della ricostruzione dal terremoto, dell’amore non corrisposto, dell’arte di arrangiarsi. Qual è il suo rapporto con Viviani?

Ho avuto la fortuna di rappresentare testi di Viviani con tanti registi diversi e tanti attori diversi. Con De Simone, con Scaparro, con Gregoretti, con Ranieri, con Armando Pugliese, uno dei miei maestri con cui ho fatto oltre al Masaniello storico altri ventidue spettacoli teatrali. Mi definisco un vivianeo perchè ho sempre rappresentato Viviani e lo porto nel cuore. A Maggio, a Caserta, presso il Teatro Comunale, partirà un laboratorio per attori professionisti su Raffaele Viviani e gli autori napoletani del Novecento. I laboratori sono tenuti insieme a “Gli Ipocriti” la compagnia che gestisce Teatro del porto. Abbiamo fatto un laboratorio ad Avellino al Gesualdo, un paio a Caserta e riproponiamo sempre gli spettacoli al Teatro Nuovo di Napoli.

Oltre a Viviani ha anche affrontato il varietà, Eduardo De Filippo, Scarpetta…

Sì, un po’ tutto il mondo del teatro napoletano. Ho affrontato Eduardo De Filippo direttamente in tv con Filumena Marturano. Ma poi ho continuato con Questi Fantasmi, Sabato domenica e Lunedì, un Pulcinella fatto con Ranieri, Festa di Piedigrotta e tant’altro.

Non si è fatto mancare neanche il cinema: due film di Salemme, Vacanze di Natale di Vanzina, Reality di Garrone…

Sì, tutte esperienze molto interessanti.

In “Teatro del porto” mette in scena, tra i tanti personaggi, uno straordinario “Fifì Rino”.Qual è la giusta preparazione per entrare in perfetta sintonia con il personaggio?

La preparazione è semplicemente affrontare quello che fai senza prendere in giro quello che stai facendo. Devi avere una convinzione, poi devi divertire a piacerti e non piacere per divertire . Quando sto in scena cerco di strappare un sorriso in più. Ho il dramma di vedere la gente spaesata, cerco sempre di accaparrarmi il pubblico. Faccio il possibile per divertirlo. Divertirsi significa dimostrare che stai facendo una cosa che ti piace fare e cercare di farla nel migliore dei modi. Poi è chiaro che alcune cose riescono meglio, altre peggio. Vivo questo mondo da talmente tanti anni che un po’ mi appartiene. Fortunatamente.

Progetti per il futuro?

C’è uno mio spettacolo che parte alla Reggia di Caserta, dal titolo Anonimo napoletano di Patrizio Ranieri Ciu, con 25 attori in scena. Con Giovani Esposito riprendiamo Signori in Carrozza. A maggio parte il laboratorio su Raffaele Viviani. Ho un progetto interessante di una regia all’Elicantropo: le 5 rose di Jennifer con Ivano Schiavi e elisabetta D’Acunzo. Ho in mente anche una regia di uno spettacolo del ‘700.

Una vita per il teatro. Fortunatamente.

Eh sì, il teatro è sempre con me, anche se nel tempo libero mi dedico completamente ai due miei figli.

Fortunatamente.

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