Come ogni anno, l’ultima domenica di maggio porta con sé un appuntamento molto atteso: la riapertura del Santuario Maria Santissima del Sacro Monte di Novi Velia. Un momento di grande devozione per i fedeli, che aspettano con trepidazione questo evento annuale. Quest’anno l’apertura avverrà il 25 maggio.
Dopo la pausa invernale, il Santuario dedicato alla Vergine del Sacro Monte torna ad accogliere i pellegrini. La celebrazione di riapertura avrà inizio alle 11:45 con lo scoprimento dell’immagine della Madonna, seguito dalla Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Mons. Vincenzo Calvosa. Il Santuario resterà aperto fino alla seconda domenica di ottobre.
Un luogo di fede e tradizione
Situato a 1707 metri sul livello del mare, il Santuario di Novi Velia sorge su uno dei luoghi più suggestivi del Cilento: il Monte Gelbison. Il panorama che offre è spettacolare, permettendo di ammirare il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, il golfo di Salerno e persino l’isola di Capri nelle giornate più limpide.
Le sue origini affondano nei secoli: si ritiene che la chiesa sia stata edificata sopra un sito pagano dedicato alla dea Hera. Tracce di questa antica presenza sono ancora visibili nella struttura. Si attribuisce ai monaci italo-greci, giunti tra il X e l’XI secolo, la costruzione del santuario, mentre il documento più antico che ne attesta l’esistenza risale al 1131.
Il pellegrinaggio, un’esperienza comunitaria
Ogni pellegrinaggio al Santuario è accompagnato da canti e tradizioni secolari. I fedeli percorrono il sentiero tra le stazioni della Via Crucis, giungendo alla piazzetta antistante la chiesa, dove si svolgono gli ultimi rituali prima di entrare nel luogo sacro.
Le “compagnie” di pellegrini, provenienti da tutto il Cilento, la Campania e le regioni vicine, vivono questo momento come un’esperienza di fede collettiva, scandita da preghiere, canti e celebrazioni.
Il Santuario, simbolo di devozione mariana, continuerà ad accogliere fedeli fino alla sua chiusura autunnale, rinnovando ogni anno una tradizione che affonda le radici nella storia e nella spiritualità del territorio cilentano.
La visita al santuario
«Mentre cammino
mi sento una gioia
e da Maria
mi sento chiamar.
Sento che dice
venite, venite,
che vi voglio
perdonar».
Il richiamo di Maria è veramente forte. È la Madre che chiama, che invita i suoi figli ad intraprendere il cammino, perché la salita al Monte è la risposta alla chiamata della Mamma Celeste, che sollecita all’incontro con Gesù nella Santa Eucaristia.
Di sera, la Croce illuminata sulla vetta della montagna, visibile da tutto il territorio cilentano, è il segno di una presenza. Lo sfavillio di quelle luci sono le voci delle tante preghiere rivolte alla Vergine per chiedere aiuto, conforto, protezione.
«Io parto
e parto sicuro
e ‘mbietto la porto
la tua fiùra.
Sempre sul petto
la voglio portar
e sempre a Maria
io voglio chiamar».
Una piccola spilla con l’immagine della Vergine Maria, posta all’altezza del cuore, è il segno distintivo che ogni pellegrino indossa di ritorno dal Santuario. È la prova della visita al Monte; il segno tangibile del legame con la Madonna; è la presenza nel cuore dell’amore incondizionato verso Maria, madre di tutti.
La conformazione del Monte Gelbison richiama la struttura di un manto: sì, il manto della Vergine Maria che ricopre con la sua potente e materna protezione tutto il Cilento.
Le parole del vescovo
“In questo anno santo, ho deciso di rendere anche questo santuario chiesa giubilare, in cui sarà possibile vivere tempi e momenti di silenzio, preghiera e riconciliazione, per approfondire il proprio rapporto personale col Signore, insieme ai tanti fratelli e sorelle che si fanno compagni di viaggio nella vita e nel cammino di fede e di devozione”, ha detto il vescovo Calvosa.
“L’augurio è che tutti coloro che si recheranno nel santuario in questo anno di grazia possano fare l’esperienza di un incontro vivo e personale con il Signore Gesù, porta di Salvezza, il quale vuole condurci alla comunione piena con il Padre, usufruendo di tutti i tesori di grazia che il Signore concede alla sua Chiesa per renderci santi, realizzando, così, la nostra autentica vocazione”.
“Con questi sentimenti, invito i cari sacerdoti, fedeli laici, comunità e cori parrocchiali, associazioni e movimenti a riscoprire il senso del pellegrinaggio, per viverlo nell’intimo di noi stessi, dove Gesù ci attende, aiutati da questo luogo sospeso tra la terra e il cielo e incastonato nella bellezza della natura e nell’armonia del creato – ha proseguito – Inoltre, quest’anno avremo la possibilità di contemplare l’antico splendore della statua della Madonna del Sacro Monte, sottoposta ad un lavoro di restauro conservativo”.