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Protestano gli alunni del Liceo Classico Perito Levi di Eboli. Alzano la voce e disertano le aule

A cura di Silvana Scocozza
Pubblicato il 23 Febbraio 2023
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E’ iniziato questa mattina e proseguirà ad oltranza lo sciopero degli studenti dello storico Liceo ebolitano.

“Non c’è scuola senza studenti!”, “Meritiamo più rispetto”, “Preside burocrate, scuola al collasso”, “Rivogliamo il vecchio Perito”, “Basta prese in giro – parole + più fatti”, “La scuola sì, ma non così”.

Scrivono così su decine di cartelli “di cartone” i ragazzi del Perito Levi. Non le mandano a dire e alzano la voce.

ECCO COSA E’ SUCCESSO

Si sono dati appuntamento questa mattina. Erano in tantissimi. Pennarelli e cartelli. E via con lo sciopero (ad oltranza, aggiungono). Gli alunni del Liceo Classico Perito Levi di Eboli protestano contro la dirigente scolastica.

Una serie di cartelli “di cartone” sistemati in bella mostra al cancello d’ingresso della scuola, su viale Perito, il viale alberato che conduce alla stazione ferroviaria di Eboli. Cori e proteste. Aule deserte e tutti compatti.

Pochi, infatti, gli studenti che non hanno partecipato allo sciopero. Tutti, uniti e solidali, a sostenere una “battaglia” che è stata condotta senza colpi di testa.

Ma con il garbo che contraddistingue ragazzi e ragazze che sanno esattamente cosa vogliono ma sono costretti ad alzare la voce per farsi ascoltare.

Le proteste

Alzano la voce i ragazzi, infatti, e chiedono alla dirigente scolastica di “rivedere” alcuni metodi definiti “troppo burocratici”.

Chiedono di tornare a fare viaggi di istruzione, di “alleggerire” la burocrazia che ingessa e frena molte attività, di riprendere la vita scolastica “così com’era”, di tornare a vivere gli spazi, i luoghi e anche le assemblee di Istituto così come era una volta.

MANCANZA DI COMUNICAZIONE

“E’ come se ci fosse un muro invisibile tra la dirigenza e gli alunni. Non c’è dialogo, non c’è comunicazione, noi siamo gli alunni e la dirigenza non ci ascolta”, sostiene Marco.

“In seguito all’emergenza da Covid-19 molte cose sono cambiate anche nella nostra scuola – spiega Giulia, rappresentante di classe del II Liceo – Tante le abbiamo accettate, altre ce le siamo fatte piacere per forza.

Molte sono discutibili e qualcuna non la accettiamo. Ma abbiamo anche noi il diritto di riprendere a fare le visite di istruzione, di vivere la nostra scuola come abbiamo sempre fatto, di riprendere i corsi e i laboratori, tornare a vivere gli spazi e i luoghi di questo posto che, per quante ore ci viviamo, è la nostra seconda casa.

Manca il dialogo con la dirigente, manca il confronto, non c’è ascolto e tante sono le cose che non vanno più come devono andare.

Siamo molto dispiaciuti e crediamo che il dialogo sia e resti alla base di tutti i rapporti che si intendono civili”. A Giulia fa eco Mario: “Ci avevano detto che lo stop ai viaggi di istruzione fosse legato esclusivamente alla pandemia e che una volta “tornati alla vita normale” anche noi avremmo potuto andare in gita e invece neppure quest’anno si parte.

Queste sono opportunità di crescita, di socializzazione, sono esperienze belle che ogni studente deve fare. C’è una chiusura nei nostri confronti che non ci permette di vivere serenamente la nostra scuola”.

“Il viaggio di istruzione è stato organizzato per Barcellona – aggiunge Giulia – ma il ritardo sulle informative e le modalità fornite agli alunni e alle famiglie, i tempi ormai strettissimi per assolvere ai pagamenti, ad esempio, ne decreterebbero un fallimento: in gita, probabilmente, non si andrà”.

Anche tra i docenti c’è chi lamenta un cambio di passo sulla gestione dello storico Liceo ebolitano. Ci sono i nostalgici ma ci sono anche docenti che vivono la scuola ebolitana come una vera palestra di vita dove, oltre all’insegnamento lasciano il cuore e ci mettono l’anima.

“Dispiace assistere a queste situazioni – dice, raggiunta al telefono, una professoressa del Liceo – ma quando gli alunni non si sentono accolti, quando muri invisibili, e forse neppure tanto invisibili, vengono alzati verso i ragazzi non si sta mai facendo un buon lavoro.

Siamo prima di tutto colpevoli noi e se abbiamo fallito abbiamo il dovere di rimediare e chiedere scusa. La scuola è sacra e il nostro Liceo è una Istituzione per la nostra Provincia e per la Città di Eboli”. Il

insegna da anni nella scuola ebolitana ed è benvoluta da tutti, colleghi e alunni, personale Ata compreso. E’ rammaricata, triste e anche delusa.

La voce le trema ma è risoluta. Al fianco dei suoi alunni si è schierata apertamente e sostiene la battaglia “affinchè il Liceo Classico torni ad essere quello che ha fatto la storia della nostra Città”.

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