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Il Cavaliere Domenico De Rosa (Smet): “L’Europa così non funziona”

Intervista esclusiva al Cavaliere Domenico De Rosa, CEO del Gruppo Smet: “bisogna intervenire per modificare il corso degli eventi”

Comunicato Stampa

17 Gennaio 2025

Nel 2008, l’Europa era in testa. Cosa è cambiato?

InfoCilento - Canale 79

“Ricordo il 2008 come un anno simbolico: la crisi finanziaria globale metteva a dura prova i mercati, ma l’Unione Europea vantava un PIL superiore a quello degli Stati Uniti. Era un periodo in cui l’economia europea sembrava avere basi solide, sostenuta da un sistema di welfare robusto e da politiche macroeconomiche che, nonostante i limiti, apparivano resilienti. Tuttavia, in poco più di un decennio, lo scenario è cambiato radicalmente. Oggi l’Europa è in ritardo rispetto agli Stati Uniti e ad altre potenze globali, non solo in termini di crescita economica ma anche di capacità di adattarsi a un mondo in rapida evoluzione. Questo cambiamento non è solo il risultato della crisi economica del 2008, ma anche della risposta poco agile che il continente ha avuto alla globalizzazione, alla digitalizzazione e, in particolare, alla cosiddetta sfida climatica.”

La transizione ecologica è un’opportunità o un rischio?

“Il Green Deal europeo è un progetto ambizioso, forse troppo. L’obiettivo di diventare il primo continente climaticamente neutro entro il 2050 è lodevole, ma la strada intrapresa rischia di essere controproducente. Parliamo di una transizione imposta dall’alto, con normative stringenti che non lasciano spazio alla flessibilità. Prendiamo il settore automobilistico: un pilastro storico dell’economia europea, ora messo sotto pressione da scadenze irrealistiche per la transizione verso la mobilità elettrica. Le case automobilistiche devono investire enormi risorse in ricerca e sviluppo, spesso senza certezze di ritorno economico. Il Green Deal si distingue per la sua impostazione “top-down”, cioè per l’imposizione di obiettivi stringenti attraverso regolamenti e leggi che non lasciano alcuna flessibilità agli attori economici. Sebbene l’Europa sia stata pioniera nelle politiche ambientali, la sua strategia sembra ora paradossalmente rallentare l’innovazione e l’adattamento delle sue industrie. Il settore automobilistico, un tempo fulcro dell’industria europea, è oggi sotto pressione per una troppo rapida transizione verso la sola mobilità elettrica, con scadenze temporali che non si allineano con le capacità tecnologiche o con la disponibilità di risorse. Le normative ambientali europee, che spingono per una drastica riduzione delle emissioni di CO2, non solo pongono un carico significativo sulle imprese, ma anche sulle economie domestiche, che rischiano di subire aumenti dei costi per l’acquisto di veicoli elettrici, la ristrutturazione delle infrastrutture e l’adattamento alle nuove tecnologie. Nel frattempo, competitor come Cina e Stati Uniti si muovono con strategie più agili e competitive.”

Quali sono le sfide principali per l’industria europea?

“La produzione di batterie è un esempio lampante. L’Europa dipende in gran parte da risorse minerarie come litio e cobalto, settori dove la Cina ha già consolidato una posizione dominante. Questa dipendenza da mercati esterni, combinata con normative ambientali sempre più stringenti, rischia di schiacciare le imprese europee. Serve un approccio più equilibrato: sostenere la transizione ecologica è importante, ma non possiamo farlo a scapito della nostra capacità produttiva e della competitività globale.”

Qual è il futuro economico del continente?

“Il Green Deal, così come è strutturato, potrebbe paradossalmente trasformare la sostenibilità in un boomerang economico e sociale. Mentre le politiche ecologiche e la transizione energetica sono indubbiamente cruciali per tentare di combattere il cambiamento climatico, l’Europa sta facendo i conti con la realtà che la sostenibilità economica non può essere raggiunta a discapito della competitività industriale. Le politiche ambientali devono essere accompagnate da strategie di supporto che permettano alle industrie di adattarsi gradualmente. Se non troviamo un equilibrio tra ambizione ecologica e pragmatismo economico, rischiamo di compromettere la prosperità europea. La vera sfida, oggi, è navigare tra il sogno di un’Europa più verde e la necessità di salvaguardare la competitività e il benessere delle nostre economie. È un percorso complesso, ma indispensabile per garantire un futuro sostenibile in tutti i sensi: ambientale, economico e sociale.”

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