Con le dimissioni di Franco Alfieri dalla carica di sindaco di Capaccio Paestum e, di conseguenza, da presidente della provincia di Salerno, la politica locale perde uno dei protagonisti degli ultimi quarant’anni. Da sindaco più giovane d’Italia a più votato della penisola, fino al record di primo cittadino con più mandati in tre diversi comuni, superando il più noto Vittorio Sgarbi, il passo è stato breve. Alfieri è sicuramente una figura controversa: autodefinitosi un sindaco che sa fare il sindaco, è finito spesso anche al centro delle polemiche, non soltanto per le etichette messegli addosso dai suoi avversari politici, ma talvolta anche dai suoi stessi amici, come De Luca quando lo portò a ribattezzarlo il re delle clientele.
Il sindaco della concretezza
Ma Alfieri è stato anche il sindaco della concretezza, capace di realizzare opere in grado di trasformare i comuni che ha amministrato. È proprio questo l’elemento che oggi, all’indomani della sua uscita di scena, i suoi sostenitori continuano a sottolineare. Alfieri ha permesso a un piccolo centro come Torchiara di crescere, realizzando anche un’opera faraonica, per alcuni una cattedrale nel deserto, come il Pala Cilento. Ma è ad Agropoli che ha dato di più: in 10 anni di amministrazione, infatti, la città ha cambiato volto acquisendo il castello, restaurando la fornace e realizzando una serie di opere come il cine-teatro, impianti sportivi, parcheggi e parchi giochi.
Da Agropoli a Capaccio
Durante il suo decennio, Agropoli ha avuto una grande visibilità ma non sono mancate le polemiche, soprattutto da parte di chi riteneva gli investimenti nel settore delle opere pubbliche insostenibili, tanto da indebitare l’ente. Eppure Alfieri ha sempre negato questa interpretazione del suo operato, sostenendo che più che debiti le spese andassero classificate come investimenti. L’essere il sindaco del fare lo ha portato a diversi incarichi in Provincia e Regione. Poi, dopo la mancata elezione alla Camera e il ritiro della candidatura alla Regione, è andato a replicare quanto fatto ad Agropoli a Capaccio Paestum, dove pure si è fatto notare per le opere pubbliche: qui, tra le altre cose, sono iniziati i lavori per il cine-teatro ed è stato realizzato il lungomare. Ma all’alba del suo secondo mandato è giunto l’arresto e l’avvio di un piano di riequilibrio per un ente in condizioni economiche tutt’altro che rosee.
Per la maggioranza, tutta colpa delle amministrazioni precedenti; per i più critici, invece, Alfieri ha aggravato la situazione debitoria, come era già avvenuto anche ad Agropoli. Alle critiche sulle finanze degli enti da lui amministrati e sull’azzeramento del dibattito e del confronto politico, negli anni si sono aggiunti i sospetti sulle progettazioni, sui concorsi e su altri settori per i quali, fino a pochi mesi fa, Alfieri non era mai finito sotto accusa da parte della magistratura. Superata ogni tempesta il politico torchiarese sembrava sempre più forte tanto da riuscire a replicare in ogni contesto i successi elettorali. Ciò, fino a quando la documentazione non è passata nelle mani della procura di Salerno che ne ha disposto finanche l’arresto portandolo alle dimissioni protocollate ieri.
Le critiche
Nonostante le tante critiche, ancora oggi in molti lo rimpiangono: tra i cittadini, soprattutto di Capaccio Paestum, tanti sperano che ritorni poiché, grazie a lui, la città stava cambiando volto come prima Agropoli e Torchiara. Ci pensano i suoi oppositori politici a mettere in guardia i cittadini evidenziando che Capaccio, nei prossimi anni, sarà costretta a pagare i debiti fatti dall’ormai ex amministrazione, come Agropoli prima, e che se Alfieri ha raggiunto certi risultati, stando a quanto evidenziato dalla Procura, forse il suo operato non è stato del tutto trasparente. Questioni, queste, che al momento per alcuni non sono sufficienti a voltare le spalle all’ormai ex primo cittadino che più di tanti aveva osato e aveva realizzato. Era questo il suo segreto? Il suo successo è merito del lavoro fatto per le comunità o c’è altro? Il verdetto, quello definitivo, lo daranno i posteri. Prima, però, ci penserà la magistratura.
Il futuro
Intanto le vicende giudiziarie di Alfieri lasciano delle comunità divise: c’è chi esulta e chi esprime rammarico e spera in un suo ritorno. Non ci sono sfumature; del resto, come lui ha sempre detto, la vita è bianca o nera, il grigio non esiste, ovvero “o sei con me o contro di me”.